“De Curtis”, viaggi d’istruzione negato: la protesta di una mamma

di Nicola Rosselli

 AVERSA. “Istruzione o (D)istruzione?”. Questo quanto si chiede una mamma di un alunno dell’istituto comprensivo “De Curtis” di Aversa, in merito al diniego per il figlio di partecipare ad un viaggio di istruzione.

“L’articolo 34 della nostra Costituzione – afferma la mamma che è anche docente in un istituto superiore cittadino – sancisce che ‘la scuola è aperta a tutti’, la circolare ministeriale numero 623 del 2.10.96 del Ministero dell’Istruzione nel demandare all’autonomia delle singole istituzioni scolastiche la definizione delle regole di progettazione, programmazione e modalità di svolgimento, premette che i viaggi d’istruzione, le visite guidate, gli scambi culturali, rappresentano per gli alunni un’occasione formativa. Tali iniziative hanno valenza didattica ed integrano le normali attività della scuola contribuendo alla formazione dei discenti. Tali viaggi, di fatti favoriscono la socializzazione e lo sviluppo delle dinamiche socio-affettive e relazionali degli allievi ampliandole al contempo gli orizzonti culturali e le conoscenza”.

Disattendendo tutto questo, a parere della genitrice, la “De Curtis” ha affisso una circolare dalla quale si evince: “Oggetto: Viaggi d’istruzione Considerata la valenza educativo – didattica di un viaggi d’istruzione Considerato che il viaggio debba essere un premio per i meritevoli, Vista l’enorme richiesta di partecipazione, Sentito il parere del commissario straordinario (verb. N. 13 del 16 gennaio), si procederà a selezionare gli alunni in base al voto di condotta determinato dall’osservazione Del comportamento, impegno, partecipazione. Saranno esclusi dal viaggio che riporteranno in condotta i voti 6 e 7…”.

Una decisione che, sempre a detta della mamma in questione. Non avrebbe fondamento. Scrive, infatti, la signora: “Da un’indagine alquanto approfondita, non sono riuscito a trovare alcuna fonte in cui il viaggio d’istruzione venga considerato un premio per i meritevoli, anche perché, i meritevoli il viaggio se lo devono pagare, mentre un premio dovrebbe essere gratuito. Inoltre mi sembra alquanto discutibile che un Capo d’istituto discrimini i propri alunni in base ad un voto di condotta, poiché non sempre un comportamento vivace, a parer mio, è sinonimo di poca partecipazione ed impegno. I viaggi d’istruzione non sono obbligatori e se si programmano devono pater partecipare tutti se si vuole ampliare e migliorare l’offerta formativa. Se non ci sono docenti disponibili ad accompagnare le proprie classi, è inutile la programmazione, così come è inutile raccogliere adesioni e soldi ‘pro manibus’ dagli alunni (cioè senza versamento sul conto corrente postale della scuola così come previsto dall’O.M. per poi vederseli restituire alcuni giorni prima della consegna della pagella del I quadrimestre, anticipando così agli stessi che il loro voto di condotta è tra il 6 e 7. Ma che messaggio sta facendo passare questa scuola? E chi sono i meritevoli? Quelli che non danno fastidio? Quelli che non disturbano la lezione? Perché non portano in viaggio le suppellettili allora? Un ragazzino è tutt’altra cosa. E’ una creatura in continuo sviluppo, pieno di vita, aperto a tutte le esperienze, desideroso di conoscenza, che va stimolato, nutrito di saperi, coltivato e curato con amorevole pazienza. Se non si parte da questi presupposti non si arriverà da nessuna parte. Il sapere sterile e libresco non gli sarà utile in una società in cui i rapporti umani vengono minati già dalla scuola che li etichetta con un voto, impedendo loro un momento di aggregazione sociale e crescita culturale, un ricordo legato agli anni della loro adolescenza”.

Sin qui la nota della mamma, alla quale, per completezza di informazione, facciamo seguire la posizione, da noi raccolta telefonicamente, della dirigente scolastica della “De Curtis”, la professoressa Olga Iorio: “Al di là di ogni altra considerazione sul caso specifico, in linea generale debbo ricordare che il voto in condotta non scaturisce solo dal comportamento, ma anche da un’altra serie di circostanze tra cui la partecipazione e l’attenzione in classe, ad esempio. I criteri di valutazione sono stati definiti in collegio docenti, inseriti nel Pof (Il piano dell’offerta formativa che, secondo il regolamento sull’autonomia scolastica, è il documento fondamentale della singola scuola, ndr) e comunicato ai genitori. Per cui, non parliamo solo di comportamento in assoluto, ma di una serie di indicatori”.

Per quanto riguarda l’ipotesi dell’esigenza di diminuire gli alunni perché non ci sarebbero insegnanti a sufficienza, la dirigente ha risposto: “Questa affermazione non risponde al vero. I docenti sono predeterminati ad inizio anno per questo tipo di attività e non abbiamo problemi di questo tipo”.

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