Un residuo biologico rimasto su un’auto rubata sta spingendo gli investigatori a riconsiderare la rete che, nel 2024, avrebbe sostenuto la banda palermitana responsabile di due rapine armate tra Osasio e Moncalieri, in provincia di Torino. Un dettaglio minimo, quasi invisibile, che oggi indirizza l’indagine verso un torinese di 48 anni, già noto per reati contro il patrimonio, e ritenuto il possibile basista del gruppo.
I colpi del 2024 – Nel febbraio del 2024 quattro uomini con il volto coperto fecero irruzione nella filiale della Banca dei Territori del Monviso, a Osasio: dipendenti e clienti vennero immobilizzati con fascette di plastica, rinchiusi nel bagno e lasciati lì mentre i rapinatori fuggivano con il contante. A marzo lo schema si ripeté a Moncalieri, nella filiale del Banco di Desio di piazza Failla: stessa modalità, stessa divisione dei ruoli, stessa rapidità d’azione. Il bottino complessivo superò i 110mila euro.
La prima svolta – Le immagini delle telecamere interne avevano già permesso, nell’aprile di quest’anno, l’arresto di cinque uomini arrivati da Palermo appositamente per colpire il territorio torinese. Le indagini avevano subito ipotizzato la presenza di un complice locale, qualcuno in grado di offrire una base sicura prima e dopo i colpi: un alloggio, un supporto logistico, una rete di contatti utili a muoversi senza attirare attenzione.
Il dettaglio che cambia tutto – È nell’auto rubata utilizzata dalla banda, ritrovata a Carignano, che gli investigatori della scientifica hanno repertato una traccia biologica ritenuta decisiva. Inviato il campione ai Ris di Parma, i militari hanno isolato un profilo genetico: il match con la Banca Dati Nazionale ha indirizzato l’attenzione su un torinese di 48 anni, già coinvolto in reati contro il patrimonio. Per i carabinieri si tratta dell’uomo che avrebbe agevolato gli spostamenti dei rapinatori e fornito loro un punto d’appoggio nella provincia.
La nuova indagine – Sabato 6 dicembre i carabinieri del nucleo investigativo di Torino hanno perquisito l’abitazione dell’indiziato, ritenuto il possibile trait d’union tra la banda palermitana e il territorio torinese. La presenza del suo Dna sull’auto non definisce automaticamente un ruolo, ma rafforza l’ipotesi di un supporto logistico in grado di garantire coperture, percorsi di fuga e osservazioni preliminari sugli obiettivi.
Lo scenario investigativo – Le due rapine del 2024 avevano già mostrato una preparazione accurata, ben oltre la media dei colpi seriali registrati negli ultimi anni. La ricostruzione della “catena” organizzativa è ora il punto centrale dell’indagine: capire come si muovesse il gruppo, quali appoggi utilizzasse, chi fornisse indicazioni sui territori da colpire.

