Nobel per la Pace 2025 a Maria Corina Machado, leader dell’opposizione venezuelana

di Redazione

María Corina Machado conquista il Nobel per la Pace 2025. L’attivista venezuelana, simbolo della resistenza democratica contro il regime di Nicolás Maduro, è stata premiata dall’Istituto Nobel norvegese “per il coraggio e la determinazione con cui ha difeso i principi democratici e i diritti umani in un contesto di repressione e censura sistematica”. L’annuncio, arrivato da Oslo, segna una svolta storica per il Venezuela, che per la prima volta vede una sua cittadina insignita del riconoscimento più prestigioso per la pace.

“Questo immenso riconoscimento della lotta di tutti i venezuelani è uno stimolo per portare a termine il nostro compito: raggiungere la democrazia”, ha dichiarato Machado dopo la proclamazione. “Siamo alle soglie della vittoria e oggi più che mai contiamo su Donald Trump, sul popolo degli Stati Uniti, dell’America Latina e sulle nazioni democratiche del mondo come nostri principali alleati per raggiungere la libertà e la democrazia”.

A poche ore dall’annuncio, l’attivista ha diffuso un video in cui, visibilmente emozionata, ha commentato: “Sono sotto shock! Questo è un premio per un intero movimento”. Parole condivise da Edmundo González Urrutia, ex candidato unitario dell’opposizione oggi in esilio in Spagna, che ha definito il Nobel “un meritatissimo riconoscimento per la lunga lotta di una donna e di un intero popolo per la libertà e la democrazia”.

Chi è María Corina Machado – Nata a Caracas nel 1967, ingegnere industriale di formazione, Machado è entrata in politica nei primi anni Duemila fondando Súmate, organizzazione civile impegnata nel monitoraggio elettorale. Nel 2011 è stata eletta deputata all’Assemblea Nazionale per lo stato di Miranda, distinguendosi per la sua opposizione prima a Hugo Chávez, poi a Nicolás Maduro.  Nel 2013 ha fondato Vente Venezuela, partito liberale e pro-democrazia, e nel 2023 ha vinto a larga maggioranza le primarie dell’opposizione. Ma pochi mesi dopo il regime l’ha interdetta per quindici anni da ogni incarico pubblico, decisione confermata dal Tribunale Supremo nel gennaio 2024. Da quella squalifica è nato l’accordo che ha portato Edmundo González Urrutia a candidarsi alle presidenziali del 2024 al suo posto.

La repressione e la vita in clandestinità – Dopo le elezioni del 28 luglio 2024, definite da osservatori internazionali “marcatamente non libere”, Machado è scomparsa dalla scena pubblica per sfuggire agli apparati di sicurezza del regime. Vive da mesi in clandestinità, continuando a guidare il suo movimento attraverso canali sicuri. Il 9 gennaio 2025, durante una manifestazione nel quartiere Chacao di Caracas, è stata intercettata da uomini armati in quello che diverse Ong hanno descritto come un “rapimento lampo”. Rilasciata dopo poche ore, fu costretta a comparire in video per confermare di essere in libertà. Il governo ha negato ogni coinvolgimento, ma Stati Uniti e Unione Europea hanno condannato l’episodio come un atto di repressione politica.

Il significato politico del Nobel – Nel comunicato ufficiale, il Comitato norvegese ha definito Machado “una donna che mantiene accesa la fiamma della democrazia in mezzo a un’oscurità crescente”. Il premio, ha spiegato, intende “riconoscere chi ha il coraggio di alzare la voce anche a rischio della propria vita”, ribadendo che “gli strumenti della democrazia sono anche strumenti di pace”. La decisione ha suscitato reazioni contrastanti. Il vicepremier italiano Antonio Tajani ha parlato di “scelta giusta”, aggiungendo che “Trump ha i titoli per la prossima volta” dopo aver favorito il cessate il fuoco tra Israele e Hamas: “Indipendentemente dai giudizi politici – ha detto – il risultato ottenuto è un fatto obiettivo”. Non sono mancate critiche anche dalla Casa Bianca, dove il direttore della comunicazione Steven Cheung ha commentato su X che “il Comitato Nobel ha dimostrato di anteporre la politica alla pace”, rivendicando il ruolo del presidente Trump nel porre fine a guerre e salvare vite umane.

Un premio tra speranze e incognite – Il Nobel per la Pace a Machado è un messaggio potente ma anche carico di sfide. Per molti osservatori, il riconoscimento potrebbe rafforzare l’opposizione ma anche irrigidire il regime. Altri temono che, in assenza di una prospettiva politica concreta, resti un simbolo più che uno strumento di cambiamento. Ma in un paese dove il dissenso è perseguito e la libertà ridotta al silenzio, la voce di María Corina oggi risuona più forte che mai.

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