Casapesenna (Caserta) – Un immobile sottratto ai clan e riconsegnato alla comunità che lo trasforma in presidio sociale: a Casapesenna è stata inaugurata, in via don Peppe Diana, la “Casa delle Associazioni e della Salute”, struttura di circa 150 metri quadrati su due livelli, affidata dal Comune ad Agrorinasce per la valorizzazione e l’assegnazione degli spazi. Diventa da subito un punto di riferimento per il benessere dei cittadini, simbolo concreto di riscatto e legalità.
Il luogo e i servizi – La nuova Casa offre un ventaglio di interventi socio-sanitari e di supporto alla famiglia: assistenza materiale (alimenti e vestiario) a cura della Caritas di Casapesenna; uno sportello di orientamento familiare dell’associazione RiseUp per nuclei in difficoltà economica o educativa; un Centro per le famiglie dell’Ambito di zona C7 con la cooperativa sociale Auro (supporto psicologico, mediazione familiare, incontri in spazio neutro, supporto socio-educativo e consulenza legale); un Centro antiviolenza dell’Ambito di zona C7 con la cooperativa sociale Tasmjla, con assistenza psicologica e legale per donne vittime di violenza.
Le aperture dei lavori – A introdurre l’iniziativa sono stati Giovanni Allucci, amministratore delegato di Agrorinasce, e il sindaco di Casapesenna Giustina Zagaria: “Oggi è una giornata importante e anche molto emozionante. All’interno del grande puzzle dei beni confiscati qui a Casapesenna oggi abbiamo aggiunto un altro tassello, la Casa delle Associazioni. Un luogo che renderà la società più inclusiva, in virtù dei servizi svolti a favore delle famiglie e delle persone povere e svantaggiate, sia a livello economico che educativo”. Con loro la presidente di Agrorinasce Maria Antonietta Troncone: “Si inaugura un bene che risponde a bisogni sociali complessi; da un lato vi è un’affermazione di legalità costituita dal riuso del bene confiscato che non viene abbandonato, non viene vandalizzato, non diventa di proprietà di soggetti vicini a coloro che ne hanno visto la sottrazione, dall’altro è una risposta a bisogni sociali, spesso latenti o insoddisfatti. Questo costituisce una crescita per la società civile, ma anche un deterrente per la criminalità attraverso un’attività di prevenzione”.
Lo Stato-comunità – Il prefetto di Caserta, Lucia Volpe, ha rimarcato il lavoro corale: “Questo è il frutto del lavoro di squadra, magistratura, forze dell’ordine, prefettura, amministrazioni locali, regione, comune e poi la società civile attraverso il Terzo settore, il mondo dell’associazionismo che si muove insieme per conseguire il bene comune. Credo nello Stato-comunità, noi Istituzioni non possiamo prescindere dal rapporto costruttivo, volontario, amorevole del Terzo settore, della società che si unisce affinché anche chi è in difficoltà possa trovare una risposta nelle Istituzioni”.
La restituzione come vera vittoria – Il procuratore aggiunto presso il Tribunale di Napoli Antonio Ricci: “È un grande risultato, perché tutto il lavoro svolto dalla magistratura e dalle forze dell’ordine trova il suo seguito nel riuso dei beni confiscati e negli scopi sociali in essi perseguiti. La vera vittoria non è tanto la condanna o la confisca, quanto la restituzione alla collettività di un bene sottratto alla criminalità”.
Percorsi alternativi alla devianza – Il parroco di Santa Croce, don Vittorio Cumerlato, ha sottolineato il valore comunitario: “È necessario creare alternative alla criminalità, tracciare dei percorsi. Questo luogo inaugurato oggi, gestito prevalentemente da donne, è qualcosa di straordinario che rispecchia come il paese si sta evolvendo. Noi protagonisti della comunità dobbiamo fare da ponte e fare in modo che questi progetti entrino nel vissuto quotidiano”. Sulla stessa linea Lucia Cerullo (associazione RiseUp): “In questo posto vediamo non uno spazio, ma un’opportunità di dare voce alle persone che per troppo tempo non lo hanno avuto, quindi con ‘Orientiamoci Famiglie in Rete’ è nato questo progetto di orientamento professionale, ma anche di attivazione di percorsi educativi e laboratoriali. La cultura, l’arte, aprono la mente e danno forma alle idee”. E il commissario dell’Ambito di zona C7 Franco Arbolino: “Abbiamo attivato servizi in un territorio in cui i servizi per le persone più fragili non esistevano. Questo è il settimo servizio che attiviamo sull’intero territorio”.
L’appello alla continuità – Il presidente della Federazione nazionale della stampa italiana, Vittorio Di Trapani, ha richiamato l’impegno quotidiano: “Un grande ringraziamento va alle cooperative, alle associazioni, alle volontarie e volontari, perché se questi progetti vanno avanti è grazie a coloro che li seguono nel quotidiano. Nasce un’iniziativa costruita su un’alleanza tra realtà diverse, che si prendono cura delle persone, dei più fragili. E allora noi oggi abbiamo il dovere di prenderci cura di iniziative come queste. Voglio lanciare un appello: tornate domani, tornate dopodomani, tornate tra una settimana, perché essere qui nel giorno dell’inaugurazione è facile per tutti, ma la vittoria la avremo se racconteremo domani quello che si sta costruendo qui oggi”.
Il quadro normativo e la forza della restituzione – Il segretario dell’Associazione nazionale magistrati, Rocco Maruotti, ha ripercorso l’architettura legislativa e istituzionale: “Venire qui per me, a livello personale, è stata una grande occasione per incontrare un’umanità sorprendente che va promossa, che va raccontata all’esterno di questo territorio. Sono qui a portare l’abbraccio di tutta la magistratura italiana ad un evento che rappresenta una sintesi del lavoro coordinato di tutti i poteri dello Stato. Per arrivare ad un risultato come questo c’è voluto un Parlamento che ha votato due leggi fondamentali: la legge del 1982 Rognoni-La Torre relativa alla confisca dei beni alle associazioni criminali; e la legge del 1996 che regolamenta il riutilizzo sociale di questi beni. Poi ci vuole una magistratura che dà esecuzione alla prima delle due leggi e ci vuole un potere esecutivo nelle sue rappresentanze, prefettizie e nelle agenzie, che poi rivitalizza questi beni. Perché il lavoro che fanno i magistrati è sanzionatorio, un lavoro che finisce con la confisca, ma la confisca non basta, perché un bene confiscato abbandonato è un segnale di debolezza dello Stato. Quindi queste inaugurazioni sono un segno di forza, di restituzione di un bene che rappresenta non più una sanzione, ma un’opportunità di riscatto e rinascita”.
Morcone – L’assessore regionale alla Sicurezza, Legalità e Immigrazione Mario Morcone ha chiuso i lavori: “Sono orgoglioso che questo pezzo di territorio di Caserta abbia aperto la strada della restituzione ai cittadini di tutto ciò che gli è stato portato via con la violenza, i soprusi e la camorra. Siamo un’avanguardia che deve ulteriormente insistere sul tema delle misure di prevenzione e della restituzione ai cittadini di quello che gli è stato tolto, perché questa rappresenta una strada fondamentale per la sconfitta della criminalità”.
Presenze e accoglienza – L’evento ha registrato una significativa partecipazione di autorità istituzionali, civili, religiose e delle forze di polizia, tra cui il comandante della Polizia municipale di Casapesenna Raffaele Zagaria. Il momento conviviale è stato curato dalla cooperativa sociale MaeditActio.
 
														
