Tre misure cautelari – una in carcere e due agli arresti domiciliari – e un sequestro preventivo da mezzo milione di euro: è il bilancio dell’operazione condotta questa mattina dai carabinieri del Nucleo Investigativo del comando provinciale di Caserta, tra le province di Caserta e Napoli, nell’ambito di un’articolata indagine della Direzione distrettuale antimafia di Napoli.
Il provvedimento è stato emesso dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli e riguarda tre persone ritenute gravemente indiziate di concorso in riciclaggio e autoriciclaggio, aggravati dal metodo mafioso. L’operazione odierna si inserisce nella stessa inchiesta che, lo scorso luglio, aveva portato all’arresto di due soggetti – tra cui Ivanhoe Schiavone, figlio del capoclan Francesco “Sandokan” Schiavone – eseguito nel Casertano e in provincia di Latina.
Un patrimonio occultato per garantire rendite al clan – Le indagini, condotte tra il 2024 e il 2025, hanno permesso di ricostruire un sistema di operazioni finanziarie e immobiliari attraverso cui venivano impiegati capitali illeciti della consorteria criminale dei Casalesi. Secondo quanto accertato dai carabinieri, gli indagati avrebbero sostituito e trasferito denaro o altre utilità derivanti da attività delittuose, utilizzando strategie idonee a ostacolarne l’identificazione.
Sigilli a beni per mezzo milione – Al centro dell’inchiesta, un vasto appezzamento di terreno con annesso fabbricato rurale, acquisito da un esponente apicale del clan prima della sua cattura. Il bene sarebbe stato lasciato fittiziamente intestato al venditore e, alla sua morte, al figlio, che lo avrebbe successivamente locato a un terzo soggetto. Il fratello del boss avrebbe poi gestito i beni in modo occulto, garantendo così una rendita stabile al familiare detenuto e ai suoi congiunti. Il valore complessivo del terreno e del fabbricato è stimato in 500mila euro. Come disposto dall’autorità giudiziaria, il bene sarà sottoposto a sequestro preventivo.