“Atelier” di occhiali contraffatti nel Casertano: due giovani denunciati dai carabinieri

di Redazione

Avevano appena concluso la vendita di un paio di occhiali di lusso contraffatti in pieno centro, ma l’incontro sospetto non è sfuggito ai carabinieri. Protagonisti della vicenda due giovani di 28 e 20 anni, entrambi denunciati dai militari della stazione di San Prisco (Caserta) con accuse che vanno dalla resistenza a pubblico ufficiale alla contraffazione, passando per l’introduzione e il commercio di prodotti con segni falsi, fino all’acquisto di merce di sospetta provenienza.

L’episodio è avvenuto nella notte tra lunedì e martedì. Durante un normale servizio di perlustrazione nel centro cittadino del comune casertano, i carabinieri hanno notato i due mentre si scambiavano un paio di occhiali griffati, riconducibili a una nota maison francese, e una somma in contanti pari a 220 euro. Un dettaglio che ha subito insospettito i militari, i quali hanno intimato ai due giovani di fermarsi per un controllo.

Il venditore, però, appena risalito sulla propria auto, ha reagito ingranando la marcia e dandosi alla fuga ad alta velocità, riuscendo momentaneamente a far perdere le proprie tracce. L’acquirente, invece, è stato bloccato sul posto e identificato. Apparso da subito nervoso e poco collaborativo, è stato perquisito: nelle sue mani i carabinieri hanno trovato gli occhiali appena acquistati. Sebbene molto simili agli originali, una verifica immediata ha rivelato che si trattava di un prodotto contraffatto.

Le indicazioni fornite dal giovane fermato hanno permesso ai militari di risalire rapidamente anche all’identità e all’abitazione del 28enne in fuga. All’interno della sua casa, in una delle camere, i carabinieri hanno scoperto un vero e proprio “atelier” del falso: un banco espositivo con trenta paia di occhiali contraffatti, pronti per la vendita. Lì accanto, anche attrezzature per la riparazione di montature e lenti.

Tutto il materiale è stato posto sotto sequestro. Secondo una stima dei militari, se immessi sul mercato illegale, gli articoli avrebbero potuto fruttare un incasso superiore ai 6mila euro, pur riproducendo – in modo illecito – modelli il cui valore autentico è di gran lunga più elevato.

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