Maxi frode fiscale nel Casertano: sequestri per oltre 26 milioni

di Redazione

Un sequestro preventivo per un valore di oltre 26 milioni e 500mila euro è stato eseguito dalla Guardia di Finanza di Caserta nei confronti di 20 persone, ritenute responsabili, a vario titolo, di una lunga serie di reati: dall’emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti all’omessa dichiarazione, dalle indebite compensazioni di crediti d’imposta inesistenti fino all’indebita percezione di erogazioni pubbliche e al riciclaggio dei proventi illeciti.

Il provvedimento, disposto dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere su richiesta della Procura della Repubblica, è stato portato a termine dalla Compagnia delle Fiamme Gialle di Capua, al termine di un’articolata attività investigativa scaturita da un controllo fiscale su una società “cartiera” e da verifiche fiscali effettuate dall’Agenzia delle Entrate di Caserta.

Il meccanismo fraudolento – Le indagini preliminari hanno permesso di ricostruire un sofisticato sistema illecito per la generazione di crediti d’imposta fittizi, sfruttando agevolazioni per investimenti nel Mezzogiorno e attività di ricerca e sviluppo. Secondo quanto emerso, i crediti venivano creati attraverso l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e simulazioni negoziali. Questi, una volta ceduti a terzi soggetti economici, consentivano di compensare debiti fiscali e azzerare ogni forma di onere tributario.

Al centro dello schema, società cartiere e prossime al fallimento che, con la compiacenza di professionisti e “prestanome”, acquisivano brevetti inesistenti per giustificare la fruizione dei crediti fiscali. Successivamente, i crediti venivano trasferiti tramite la cessione di rami d’azienda o l’emissione di ulteriori fatture, consentendo ai beneficiari finali di evadere imposte per importi milionari.

Erogazioni pubbliche e riciclaggio – L’inchiesta ha inoltre fatto emergere ulteriori ipotesi di reato, tra cui la percezione indebita di contributi a fondo perduto previsti dal Decreto Rilancio e dai successivi Decreti Sostegni. Alcuni indagati avrebbero anche ottenuto l’indennità di disoccupazione instaurando rapporti di lavoro fittizi. In un caso, i proventi illeciti sarebbero stati reinvestiti per l’acquisto di un fabbricato con terreno a Cancello ed Arnone.

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