De Luca: “I ciucci non governeranno la Campania, devono uccidermi”

di Redazione

«Siamo impegnati in queste settimane e nei prossimi mesi a fare in modo che tutto quello che abbiamo realizzato in questi anni nella nostra sanità non sia buttato a mare». È quanto ha affermato il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, intervenendo a Città della Scienza durante la cerimonia del giuramento di Ippocrate, rivolta a 572 neolaureati in Medicina e Odontoiatria. Un intervento dai toni accesi, nel quale il governatore ha toccato numerosi temi: dal futuro politico della Regione al ruolo del medico nella società, dalla crisi dei pronto soccorso al conflitto in Medio Oriente.

«Napoli e la Campania non sono in vendita» – A preoccupare De Luca è soprattutto il clima politico che si respira in vista delle prossime elezioni regionali. «In questo momento c’è gente che ragiona sulle scadenze istituzionali della Regione senza sapere neanche che cosa è la Regione Campania: pensano di dividersi le candidature a Roma. Una a me, una a te. Napoli e la Campania non sono in vendita, a nessuna forza politica. Non siamo in vendita». E aggiunge con forza: «Mi devono uccidere se vogliono far precipitare nuovamente la Campania nella palude in cui era quando abbiamo iniziato il nostro lavoro. Non me la sento».

«Non siamo tutti uguali. I ciucci non possono dirigere una Regione» – Nel rivolgersi ai giovani medici, il governatore non nasconde la preoccupazione per eventuali ritorni al passato: «Probabilmente nelle prossime settimane vedrete un po’ di parapiglia. Abbiamo sputato l’anima per ritrovare dignità, organizzazione. Sarebbe un delitto far precipitare di nuovo la Campania in una palude. C’è da stare male solo a pensarci. Tuttavia, c’è gente che pensa a dividersi i candidati. A volte autentici analfabeti, io rispetto il proletariato, ma i ciucci non possono dirigere una Regione come la Campania. Non siamo tutti uguali».

La sanità campana: «Una storia di fatica e sacrifici» – De Luca rivendica i risultati ottenuti in questi anni: «La vicenda del Covid ha contribuito a costruire la comunità dei cittadini campani, a fare della Campania una grande famiglia. La Campania non ha mai avuto una grande identità, l’abbiamo conquistata in questi anni di lavoro». E ricorda con amarezza il punto di partenza: «Qualche anno fa, quando andavamo a Roma a fare le riunioni, al Ministero della Salute e dell’Economia ci ridevano in faccia, apertamente. Eravamo una Regione che non aveva approvato i conti consultivi delle Asl da tre anni. Eravamo con la griglia Lea a 103 punti, il livello più basso d’Italia, ed eravamo commissariati per questo. Dovevamo raggiungere almeno i 170 punti. Abbiamo fatto uno sforzo immane». «Sprofondavamo nei debiti. Avevamo un ospedale, il San Giovanni Bosco, nelle mani della camorra. Abbiamo dovuto combattere, è stata una storia di fatica, di lavoro, di sacrificio, ma abbiamo costruito una grande comunità».

Numero chiuso a Medicina: «Meglio selezione sul campo che quiz idioti» – Sul tema dell’abolizione del numero chiuso per Medicina, De Luca non risparmia critiche: «Non dico nulla sull’iscrizione libera a Medicina, io noto solo le famiglie che mandano a laurearsi centinaia di giovani campani in Romania, in Bulgaria, in Albania, con una situazione drammatica per le famiglie e di tensione per i ragazzi, per riportarli poi in Italia. Ma dobbiamo fare per forza queste sceneggiate?» «Non è preferibile dare un’apertura, far fare la selezione sul campo anziché sui quiz idioti con i quali siamo andati avanti per decenni? Non ho ancora capito quale è il sistema, perché si prevede di fare una selezione dopo sei mesi. Abbiamo solo spostato di sei mesi il problema». «Alla fine, chi ha passione e chi ha qualità si fa valere sul campo, non sulla base di un filtro finto, che serve magari solo a tutelare qualche corporazione universitaria».

Gaza e Mediterraneo: «Siate testimoni civili, resistete al cinismo» – De Luca non ha mancato di commentare la situazione internazionale, in particolare il dramma umanitario in corso a Gaza: «Le cronache di questa mattina ci ricordavano che su un gommone, nel Mediterraneo, sono morti di freddo e di sete bambini e mamme nell’indifferenza generale. Così come nell’indifferenza generale si stanno distruggendo ospedali, si stanno togliendo l’acqua, i viveri, i medicinali ai bambini di Gaza, con un atto di barbarie che è insopportabile». «Faccio fatica a sopportare quelle immagini di devastazione, e non tutto quello che succede lì ci viene raccontato. Abbiamo persone che vengono operate o amputate senza anestesia in questo momento, nell’indifferenza del mondo cosiddetto civile». E rivolgendosi direttamente ai giovani medici: «Nel momento in cui assumete una responsabilità professionale vorrei che diventaste, in primo luogo, testimoni civili, punti di resistenza umana, in una società che sta diventando segnata da un cinismo insopportabile».

Pronto soccorso e stipendi: «Lavoro stressante, serve pensione anticipata» – Infine, un passaggio sulle condizioni del personale sanitario, tra retribuzioni insufficienti e carenza di specialisti: «C’è un problema salariale in generale in Italia, ma c’è un problema retributivo che riguarda il personale medico. Noi non possiamo avere figure professionali impegnate, in maniera stressante, sottoposte ad aggressioni, immaginando di non avere un livello retributivo adeguato. Non è possibile. La prima cosa per la quale dobbiamo combattere è questa». «Bisogna avere innanzitutto un aumento generale delle retribuzioni e anche una differenziazione rispetto all’impegno di chi è chiamato a lavorare nei pronto soccorso. Bisogna modificare l’età pensionabile, perché è un lavoro stressante: lo facciamo per chi lavora nelle fonderie, allora facciamolo anche per chi lavora nel pronto soccorso. Può andare in pensione due anni prima, perché è evidente che è sottoposto a una tensione straordinaria». La carenza di specialisti è un’altra emergenza: «Le specializzazioni per l’emergenza sono in crisi: non si iscrive più nessuno, non troviamo i medici. Quando a volte sentite proteste per i pronto soccorso che chiudono… Non ci sono i medici, non li abbiamo. Dovremmo chiudere i pronto soccorso al Cardarelli, all’Ospedale del Mare, al Ruggi». La proposta è chiara: «Le scuole di specializzazione devono prevedere una retribuzione piena per i giovani medici. Mancano radiologi, mancano anestesisti, in alcune branche noi non abbiamo il personale. Dobbiamo creare un motivo di interesse in più altrimenti non ce la faremo».

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