Giulia Tramontano uccisa con 37 coltellate: “Aggredita alle spalle”, “Dosi veleno aumentate un mese prima della morte”

di Redazione

Giulia Tramontano è morta “a causa di una massiva emorragia acuta” provocata da “lesioni vascolari cervico-toraciche” inflitte con un’arma da taglio. Lo ha spiegato il medico legale Nicola Galante durante il processo, in corso a Milano, che vede imputato Alessandro Impagnatiello con l’accusa di omicidio della sua fidanzata, la 29enne di Sant’Antimo (Napoli) che era al settimo mese di gravidanza.

Come è stato sottolineato davanti alla Corte di Assise, Giulia è stata uccisa con 37 coltellate e “la morte del feto è successiva a quella madre, determinata da una insufficienza vascolare provocata dall’emorragia materna”. Sul corpo della donna, colpita dall’ex barman nella loro abitazione a Senago, nel Milanese, non vi erano “lesioni da difesa”.

Sul corpo di Giulia “non abbiamo riscontrato lesioni da difesa” e “l’impressione” è che la vittima sia stata colpita “alle spalle”. Lo hanno detto i dottori Nicola Galante e Andrea Gentilomo, due dei medici legali che hanno svolto l’autopsia sul cadavere dell’agente immobiliare campana, uccisa dal fidanzato il 27 maggio 2023. Galante è il medico legale che la notte fra il 31 maggio e l’1 giugno 2023 effettuò il sopralluogo a Senago nel luogo del ritrovamento del cadavere, coperto da buste di plastica, trovato in un’intercapedine non lontano dalla casa dei due fidanzati in via Novella.

Giulia sarebbe morta per “anemia emorragica” e “lesioni vascolari cervico-toraciche” causate da “37 lesioni prodotte da azione punta-taglio” di quella che è “sicuramente un’arma bianca” ritenuta “compatibile” con due coltelli da cucina sequestrati a Impagnatiello, ha spiegato il medico. Le coltellate sono state sferrate a “destra e sinistra” sia “posteriormente che anteriormente” in varie parti del corpo.

È impossibile “dire con certezza quale sia stata la prima” e quindi capire se Impagantiello abbia aggredito alle spalle la compagna ignara, mentre per il collega Gentilomo il “quadro complessivo” fa pensare un’aggressione da dietro “perché è una posizione che permette di raggiungere” tutte le parti del corpo “che sono state colpite” anche se “è difficile dirlo con certezza”. Di certo “nessuna ferita è presente sugli avambracci”, se non alcuni segni “prodotti dopo la morte”, al contrario di quanto raccontato dal 30enne, imputato di omicidio volontario pluriaggravato, occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza involontaria, nei primi interrogatori, quando ha dichiarato che Tramontano avrebbe cominciato a “tagliarsi” durante una lite.

Lo stesso Impagnatiello poi aveva parlato di un delitto consumato durante un “blackout mentale”. La data della morte risale ad “almeno 48 ore” prima del ritrovamento e fino a “5 giorni” prima, ha spiegato Galante. Per i consulenti della Procura di Milano è stato difficile essere più precisi perché “il cadavere è stato incendiato” impedendo di datare con certezza il decesso con la metodologia che prevede la misurazione della temperatura. La “morte del feto” è stata “successiva alla morte della madre” e causata da “insufficienza vascolare provocata dall’emorragia interna”, ha concluso il chirurgo e medico legale dell’Università degli Studi di Milano.

Nel corpo di Giulia c’è stato un “aumento della somministrazione” del bromadiolone, il veleno per topi trovato in possesso di Impagnatiello, secondo quanto dichiarato dal tossicologo Mauro Minoli dell’Istituto di Medicina Legale di Milano che ha svolto gli esami sul cadavere della 29enne. “Sicuramente nell’ultimo mese” prima dell’omicidio “c’è una risposta molto più alta” e dall’analisi del capello emerge che “l’inizio dell’assunzione è avvenuta almeno due mesi prima del decesso” del 27 maggio.

La Corte d’Assise di Milano ha stabilito che, durante la proiezione in aula delle immagini del cadavere di Giulia, l’udienza è stata celebrata a porte chiuse. Su richiesta del legale di parte civile, Giovanni Cacciapuoti, al quale si sono associate sia l’accusa che la difesa, giornalisti e pubblico, tra cui anche diversi studenti, sono stati fatti uscire dall’aula. Era già successo quando in Aula erano state mostrate le immagini del corpo di Giulia bruciato.

“Nulla ci restituirà Giulia, abbiamo gridato a voce alta, lo faremo ancora, affinché sia fatta giustizia. Giustizia per lei e Thiago”. Lo ha scritto Franco Tramontano, papà di Giulia, in una storia su Instagram pubblicata poche ore prima dell’inizio della nuova udienza. “Oggi ancora più forte: giustizia per Giulia e Thiago”, scrive su Instagram la mamma della 29enne, Loredana Femiano. “Continueremo a lottare ogni singolo istante della nostra vita – ha aggiunto il fratello Mario -, affinché sia tolta la libertà per sempre a chi ti ha negato di essere una madre, una figlia, una sorella e tanto altro. Ti amo e mi manchi Giulia'”. Nessuno dei familiari ha partecipato a questa dura udienza.

Scrivici su Whatsapp
Benvenuto in Pupia. Come possiamo aiutarti?
RedazioneWhatsappWhatsApp
Condividi con un amico