Napoli, nel carcere di Poggioreale trovati droga, cellulari e cavetti occultati nei pacchi di sale

di Redazione

Napoli – Una brillante operazione di polizia giudiziaria è stata svolta ieri nel carcere di Poggioreale. Ed è sorprendente quel che gli agenti hanno trovato. – continua sotto – 

“Gli uomini della Polizia penitenziaria, coordinati dal vice comandante del Reparto, dirigente di polizia penitenziaria, Savina d’Ambrosio, e con il supporto del Nucleo Cinofili, hanno sequestrato droga, cellulari e cavetti ben occultati in alcune scatole contenenti del sale. – spiega Tiziana Guacci, segretario regionale della Campania del Sappe – Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria – Grazie allo scrupolo ed alla professionalità del personale di Polizia penitenziaria che, nonostante lavori sottorganico ed in uno dei carceri più affollato d’Italia (quello di Poggioreale ospita mediamente più di 2mila detenuti), è riuscito per l’ennesima volta a concludere con successo un’importante operazione di polizia giudiziaria”.

Donato Capece, segretario generale del Sappe, evidenzia che “il primo e più rappresentativo sindacato della categoria torna a richiamare l’attenzione dei vertici regionali e nazionali dell’amministrazione penitenziaria affinché vengano date risposte concrete, alla risoluzione delle problematiche in atto nel penitenziario di Poggioreale, a Napoli, anche dotando le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria, da sempre in prima linea sul fronte dell’ingresso e possesso di droga in carcere, di adeguati strumenti tecnologici di controllo”.

“Il problema dell’ingresso della droga in carcere – afferma il leader del Sappe – è questione ormai sempre più frequente, a causa dei tanti tossicodipendenti ristretti nelle strutture italiane. Rispetto a tale problema bisognerebbe fare molto di più, seguendo l’esempio del carcere di Rimini, dove da tanti anni esiste un piccolo reparto, con 16 posti, dedicato a soggetti tossicodipendenti, i quali sottoscrivono con l’amministrazione un programma di recupero, impegnandosi a non assumere sostanze alternative, come il metadone, a frequentare corsi di formazione, a lavorare”. – continua sotto – 

“Superato questo percorso iniziale – conclude Capece – vengono poi destinati alla comunità esterna e quasi tutti non fanno più ritorno in carcere, riducendo la recidiva quasi a zero. Peraltro, esiste una legislazione molto favorevole che consente a coloro che hanno superato, o abbiano in corso un programma di recupero, di uscire dal carcere. Questa è la strada da seguire per togliere dal carcere i tossicodipendenti e limitare sempre di più l’ingresso di sostanze stupefacenti, unito ovviamente a tutte le attività di prevenzione, come l’utilizzo delle unità cinofile, fondamentali nel contrasto dei tentativi illeciti e fraudolenti di ingresso e smercio di droghe in carcere”.

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