Da Napoli alle Marche per vendere cocaina: 9 arresti, utilizzavano figli piccoli per nascondere droga

di Redazione

I militari dei comandi provinciali della Guardia di Finanza e dei Carabinieri di Pesaro e Urbino, coadiuvati da colleghi appartenenti ai rispettivi gruppi con sede a Torre Annunziata (Napoli), hanno tratto in arresto 9 persone, finite in carcere, e sottoposto altre 2 a divieto/obbligo di dimora), quasi tutti originarie della provincia di Napoli, gravemente indiziate di detenzione, cessione e vendita di cospicue partite di sostanze stupefacenti destinate alla capillare immissione sul territorio della provincia marchigiana, oltre che dei reati di riciclaggio, autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di valori. Eseguite perquisizioni locali e domiciliari a carico degli indagati, anche con l’ausilio di unità cinofile antidroga. – continua sotto –

La complessa e articolata indagine, avviata nell’autunno del 2022 e svolta congiuntamente dal Nucleo di polizia economico-finanziaria del comando provinciale Guardia di finanza di Pesaro e dalla stazione Carabinieri di Fano, con il contributo della sezione di Polizia Giudiziaria Carabinieri della Procura della Repubblica di Pesaro, ha consentito di documentare l’elevata operatività, sul territorio di Marotta di Mondolfo (Pesaro Urbino), di un gruppo di soggetti, in gran parte pregiudicati provenienti dalla provincia di Napoli, in grado di immettere sulle locali piazze di spaccio grandi quantità di cocaina.

L’attività investigativa, che costituisce lo sviluppo delle risultanze di un precedente contesto investigativo, ha dimostrato, in maniera chiara e puntuale, ruoli e modalità operative di ogni singolo indagato, facendo emergere, inoltre, che lo stupefacente veniva approvvigionato attraverso canali riconducibili a contesti criminali operanti a Torre Annunziata, di qui trasportato a Marotta, stoccato e tenuto in deposito, in rilevanti quantità, all’interno di abitazioni o altri luoghi nella disponibilità di alcuni dei soggetti indagati.

Lo stupefacente, dopo essere stato tagliato e frazionato in dosi variabili, veniva ceduto al dettaglio a numerosissimi acquirenti provenienti da vari Comuni della provincia, tra cui Pesaro, Fano, Marotta, Mondolfo, San Costanzo, Acqualagna e Fossombrone, oppure ceduto ad altri soggetti incaricati, a loro volta, della successiva cessione al dettaglio. Il giro d’affari complessivamente accertato lascia presumere che i soggetti coinvolti gestissero l’attività di spaccio con carattere di vera e propria imprenditorialità e in forma quasi monopolistica sul territorio: si quantifica che nel solo periodo d’indagine sono stati movimentati circa 5 chilogrammi di cocaina, con frequenza di approvvigionamento di ben 500 grammi ogni 15 giorni. – continua sotto –

Grazie ai numerosi servizi di osservazione e pedinamento, ma anche grazie al ricorso ad attività di intercettazione telefonica e ambientale, gli investigatori – attraverso un lavoro complesso e meticoloso – sono riusciti a documentare come il gruppo di trafficanti e spacciatori fosse gestito da un pregiudicato napoletano, domiciliato in questa provincia, il quale, seppur detenuto in carcere per reati di droga, riusciva a veicolare all’esterno le proprie direttive. Si serviva, infatti, della propria compagna e di altri suoi familiari i quali, avvalendosi a loro volta di altri personaggi, avevano realizzato una vera e propria azienda a conduzione familiare operante nello spaccio e nel traffico di cocaina. Di qui il nome attribuito all’odierna operazione, “Affari di famiglia”, a voler appunto evidenziare che l’illecita attività era appannaggio di un intero nucleo familiare, al pari dei relativi profitti.

Per comprendere la reale entità del fenomeno e la spregiudicatezza dei soggetti coinvolti, basti pensare che alcuni indagati utilizzavano i propri figli, in tenera età, per eludere eventuali controlli delle forze dell’ordine: è stato accertato che, in alcuni casi, partite di cocaina prelevate dalla provincia di Napoli, erano state occultate all’interno degli effetti personali dei bambini che viaggiavano in auto con i loro genitori. E’ stato inoltre documentato che i minori assistevano sistematicamente in casa alle operazioni di taglio e frazionamento dello stupefacente – al punto che i presenti avevano addirittura temuto che uno dei figli avesse potuto ingerire una dose presente sul tavolo della cucina – venivano finanche portati al seguito, in auto, durante le numerosissime trasferte per la consegna a domicilio della cocaina.

La vorticosa attività di spaccio contemplava, ovviamente, anche l’impiego di utenze telefoniche “di lavoro” (così gli indagati erano soliti chiamarle), ossia telefoni fittiziamente intestati a prestanome e utilizzati esclusivamente per le comunicazioni inerenti al traffico di droga. Allo stesso modo, gli indagati disponevano di un parco veicoli (motocicli e autovetture), anch’essi intestati a soggetti a loro non riconducibili e abitualmente impiegati per le periodiche trasferte da e per la provincia di Napoli. – continua sotto –

All’esito delle indagini, sono state complessivamente deferite all’autorità giudiziaria 17 persone, a vario titolo coinvolte nell’odierna vicenda, 11 dei quali colpiti dal provvedimento restrittivo. Inoltre, a riscontro delle ipotesi investigative, gli operanti, nei mesi di novembre e dicembre 2022, hanno arrestato in flagranza di reato tre soggetti (poi sottoposti a custodia cautelare): nel primo caso, a seguito di una perquisizione veicolare, i militari avevano sequestrato 580 grammi di cocaina e 65 grammi di hashish, trasportata da una donna pesarese, poi arrestata. La seconda operazione, invece, aveva portato all’arresto due pregiudicati campani, trovati in possesso di 316 grammi di cocaina. Nell’occasione, la droga veniva rinvenuta nell’autovettura nella loro disponibilità anche grazie all’infallibile fiuto di “Alex”, il cane antidroga della Guardia di Finanza.

Contestualmente alle misure cautelari, gli operanti hanno dato esecuzione, nei confronti di alcuni degli indagati, a un decreto di sequestro preventivo di un’autovettura e di un motoveicolo, nonché della somma pari a 81mila euro, costituenti rispettivamente i mezzi di trasporto stabilmente utilizzati per l’attività illecita e gli importi complessivamente movimentati nel periodo di interesse, pur a fronte della completa assenza di lecite fonti di reddito.

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