Aumento dell’abbandono scolastico in Campania: le proposte di Meritocrazia Italia

di Redazione

Secondo il Rapporto Istat 2023 in Italia cresce del 6% tra il 2012 e il 2022 la quota di giovani tra 25 e 34 anni che hanno conseguito almeno un titolo di studio secondario superiore (pur restando ancora al di sotto della media europea), nel Mezzogiorno la differenza è di 4,7 punti in meno rispetto alla media nazionale (ma si sale a 9,1 punti considerando solo le isole). I dati Istat ci dicono, inoltre, che in Campania c’è il 20% di abbandoni scolastici, dieci volte il Trentino. – continua sotto – 

L’Italia cresce, ma resta fanalino di coda nella Ue sul fronte dei giovani e dei salari. Secondo il Dossier di Caritas Italiana del mese di novembre 2022: in dieci anni le migliori energie intellettuali hanno lasciato la regione, 170 mila giovani solo da Napoli. I poveri non riescono a migliorare la loro condizione. E meno di una donna su tre lavora. Per “abbandono scolastico” s’intende la definitiva uscita di uno studente da un determinato iter formativo. Questo fattore concorre a determinare esclusione sociale, in quanto coloro che abbandonano prematuramente la scuola rischiano maggiormente la disoccupazione e la marginalizzazione. La conseguenza è un aumento di costi socioeconomici tanto a livello individuale, tanto a livello collettivo. Come intervenire?

Meritocrazia Italia Campania ritiene che sia: “Necessario promuovere il benessere (emotivo, sociale, fisico, intellettuale e valoriale) che consenta allo studente di essere protagonista del proprio processo formativo, di ‘essere’ e ‘stare’ al mondo nel migliore dei modi possibili. Un atteggiamento positivo deriva dal soddisfacimento dei bisogni di ciascuno (docente, studente, gruppi); favorire la motivazione allo studio; monitorare l’assenteismo sostenendo gli studenti negli aspetti relativi alla salute e al benessere psicologico; attivare politiche di prevenzione al bullismo; educare al sentimento e all’affettività; puntare sull’accoglienza e sull’ascolto; attivare sportelli di counselling pedagogico; costituire reti di scuole e collaborare in modo sinergico col territorio”.

“Una buona base di partenza – continuano da MI – dovrebbe, infatti, prevedere l’attivazione di funzioni di ascolto mentre merito ed equità sociale dovrebbero essere al centro di ogni processo formativo. Il rafforzamento, poi, attraverso una seria programmazione sulle politiche attive verso il lavoro, dovrebbe essere punto centrale di ogni azione politica in quanto spesso a mancare è quel sentimento di speranza verso il futuro, indispensabile leva motivazionale smarrita da tempo”.

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