Aversa, Corte dei Conti e strisce blu: scontro tra Golia e Carratù

di Antonio Arduino

Aversa (Caserta) – Finalizzato a chiarire il contenuto dell’ordinanza 97 della Corte dei Conti che ha dato spunto all’opposizione di ipotizzare che il bilancio fosse affetto da errori tali da poterlo considerare falsato, il Consiglio comunale aperto, tenuto sabato 12 novembre, non ha affatto chiarito la questione ma l’ha complicata. – continua sotto –  

E’ il risultato scaturito dallo scontro dialettico avvenuto tra Dino Carratù (nella foto), ex assessore della giunta De Cristofaro, e il sindaco Alfonso Golia, in cui sono state rimbalzate le responsabilità degli errori segnalati dalla magistratura contabile. La sottolineatura fatta dal sindaco che ha indicato Carratù come il responsabile dei 3.311 stalli di sosta blu presenti nella città ed ha affermato di non essere a conoscenza di una nota redatta da Nicola Carpentiero, ex assessore al bilancio della sua giunta, in cui si segnalava il pericolo che correva l’Ente comunale proprio per le anomalie presenti nel bilancio, ha reso necessario un chiarimento fatto dallo stesso Carratù, intervistato sul tema.

“È vero – spiega Carratù – quanto affermato da Golia circa il calcolo del numero degli stalli di sosta a pagamento di cui mi ha indicato come responsabile, ma il sindaco ha dimenticato di precisare un dato di fatto importante. Vale a dire che quella delibera non solo ha indicato il numero degli stalli blu anche quello degli stalli bianchi, rosa e gialli. Inoltre, ha stabilito che la ditta concessionaria della gestione del servizio avrebbe dovuto versare nelle casse comunali 500mila euro all’anno indipendentemente dagli incassi conseguiti con la riscossione dei ticket. A questa somma andava aggiunta una percentuale da versare al Comune in caso di superamento di una soglia massima fissata dal contratto. Di fatto, mentre in precedenza il Comune pagava al gestore del servizio circa 28mila euro al mese, grazie alla nostra delibera, oggi incassa una cifra minima di 500mila euro all’anno. Vale a dire che non paga il gestore ma riscuote dal gestore”. “Circa la nota di Carpentiero – continua l’ex assessore – va detto che il sindaco potrebbe non avere agli atti ma quella nota, insieme ad una corposo fascicolo di circa 40 pagine, è stata inviata alla Corte dei Conti e, a quanto mi risulta, è ancora in corso un’indagine per cui è intervenuta la Guardia di finanza”.

Nella nota a cui fa riferimento Carratù nel 2019 l’ex assessore Carpentiero, temendo il rischio di una dichiarazione di dissesto, scriveva: «La città ha diritto di sapere, anche per poter partecipare alle decisioni su eventuali piccole o grandi rinunce che dovessero rendersi indispensabili. Affinché ciò sia reso possibile, da un lato gli amministratori, maggioranza e minoranza, hanno il dovere istituzionale di ricostruire il quadro reale al netto di virtuosismi contabili, che oscurano la verità e procurano solo ulteriori danni all’Ente comunale, dall’altro gli Uffici devono operare per concretizzare questo indirizzo politico. L’amministrazione Golia, pur giovane e priva di figure con pregresse esperienze di governo, ha subito compreso che senza una ‘operazione verità’ sui conti comunali la città rischia di precipitare nel baratro senza preavvisi e senza che sia neppure stata avviata una seria azione di trasparenza e di risanamento. Questo è stato il mandato di cui, nella diversità dei ruoli, sono stati investiti l’assessore al Bilancio e i membri della Commissione consiliare». – continua sotto –  

«L’accertamento ancora in corso – proseguiva Carpentiero – sta producendo risultati molto importanti e sta dando il segno di un vero, profondo cambiamento di stile e di sostanza, grazie certamente alla determinazione dell’assessore al ramo, ma anche per il senso di responsabilità dimostrato dalla Commissione consiliare competente, i cui membri, sia di maggioranza che di minoranza, stanno vivendo, come comune responsabilità, quella di realizzare la svolta da tanto tempo attesa dalla città e ormai improcrastinabile. Particolarmente incisive e sorprendenti sono state le verifiche effettuate dall’assessorato presso l’Istituto San Paolo Banco Napoli, affidatario del servizio di tesoreria, sulla disponibilità di cassa del Comune ammontante ad 2 milioni e 360.500,87   euro alla data del 9 settembre 2019. Orbene, tale disponibilità risultava totalmente vincolata e, quindi inutilizzabile dal Comune di Aversa, a seguito di atti di pignoramenti succedutisi nel tempi fin dal lontano 2010. Ma la circostanza emersa è che, una volta soddisfatti i creditori che avevano promosso i pignoramenti, non si sia provveduto a liberare le disponibilità di cassa equivalenti ai crediti pagati. Cioè i soldi per diversi anni sono rimasti bloccati dalla banca anche se il credito era stato estinto ed il Comune per far fronte alle spese, non potendo utilizzare le sue disponibilità, ha dovuto indebitarsi pagando interessi passivi che potevano non sostenersi se solo si fosse stati un po’ più attenti alla gestione della res pubblica e si fosse guardato il conto corrente del Comune come se fosse stato il proprio».

«Ad oggi, a seguito di un esame ancora in corso dei singoli pignoramenti notificati al Tesoriere, – sottolineava Carpentiero – è emerso che di quei 2 milioni e 360.500,87 euro erano certamente liberi e quindi utilizzabili 1 milione e 41.606,64 euro. Ne fanno fede le comunicazioni di svincolo ricevute dall’Istituto San Paolo Banco Napoli in questi ultimi 30 giorni. L’importo libero e utilizzabile potrebbe ulteriormente incrementarsi perché si sta procedendo all’analisi di pignoramenti, relativi agli anni dal 2010 al 2017, per i quali è ragionevole pensare che i relativi creditori siano stati già soddisfatti. La verità, almeno sulla questione descritta, è ormai a portata di mano e questi amministratori, spesso ingiustamente accusati di dilettantismo e approssimazione cominciano a stupirci perché stanno rinvenendo polvere nascosta da anni sotto i tappeti che nessuno sino ad oggi si era mai preoccupato di rimuovere».

Una nota chiara ed esauriente che ad aprile 2020 dava merito a chi stava lavorando per individuare gli errori commessi in passato, puntando a sollecitare l’attenzione degli amministratori eletti nel maggio 2019 ad operare nell’interesse della città, ora messo in forse dall’ordinanza della Corte dei Conti.

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