Aversa – Comune “assente” nel processo su tentata corruzione a Zoccola, d’Angelo: “Basita dalle parole del sindaco”

di Redazione

Aversa (Caserta) – “Basita. Non c’è altro termine (o meglio, ce ne sarebbero ma li evito) per commentare la foto e il post del sindaco Golia abbracciato all’ex assessore ai Lavori Pubblici, Benedetto Zoccola, nel quale spiega che il Comune di Aversa non si è costituito parte civile per “un ritardo nelle comunicazioni delle procedure di rito” nel processo penale contro un imprenditore condannato per l’accertato tentativo di corruzione finalizzato ad ottenere l’aggiudicazione della gara d’appalto per il rifacimento di via Nobel ad una società di riferimento del Donciglio in cambio di una tangente del 10% sull’importo dei lavori, all’incirca 450mila euro”. Così la consigliera comunale Eugenia d’Angelo commenta il post rilasciato sui social dal sindaco Alfonso Golia dopo la notizia della condanna di un imprenditore di Casapesenna (il cui legale ha già annunciato appello) per il reato di tentata corruzione nei confronti dell’ex vicesindaco Benedetto Zoccola. – continua sotto – 

In merito alla mancata costituzione del Comune come parte civile nel procedimento, la consigliera d’Angelo sostiene che “già a febbraio il sindaco sarebbe stato informato della chiusura delle indagini preliminari a carico dell’imprenditore con rinvio a giudizio”. E si chiede: “Perché il sindaco non ha disposto l’immediata costituzione di parte civile del Comune di Aversa, la vera parte offesa in questo tentativo di corruzione, considerato che l’assessore Zoccola era a quei tempi un rappresentante istituzionale della Città di Aversa e un delegato del sindaco ai Lavori Pubblici? Nessuno dei consulenti di cui si circonda gli ha spiegato che nel caso in cui l’imprenditore avesse aderito al cosiddetto ‘rito abbreviato’, come poi è successo, non sarebbe più stato possibile costituirsi parte civile?”.

“E, inoltre, da febbraio – incalza d’Angelo – il sindaco ha chiesto chiarimenti e vigilato affinché le procedure di aggiudicazione della gara d’appalto per il rifacimento di via Nobel rispondano ai requisiti di legalità e trasparenza, di cui tanto si fregia sui social? Oppure ha ‘lasciato fare’? Non sarebbe stato preferibile revocare la gara e indirne un’altra, previa verifica del Disciplinare e del Capitolato e dei parametri richiesti alle imprese per la partecipazione, onde evitare ombre su un appalto di circa 4 milioni e mezzo di euro?”.

“La verità – continua la consigliera – è che la legalità è una bandiera da sventolare sui social per ammantarsi delle pubbliche virtù a cui tutti abbiamo dato credito quando il sindaco Golia propose la sua candidatura. La realtà è un’altra: la legalità la si invoca nelle commemorazioni e nelle manifestazioni pubbliche di integerrimi uomini dello Stato; quando non mette a rischio le clientele elettorali dei noti potentati, facilmente riferibili al mondo urbanistico, a quello dei lavori pubblici e a quello del Terzo Settore. Interrogazioni, esposti, segnalazioni di preoccupanti negligenze – quando non sostanziali e consapevoli artifici – nel ‘sistema delle proroghe’ degli appalti, ormai ampiamente scaduti, nel Terzo Settore (politiche sociali e servizi al cittadino, ad esempio), attraverso Determine Dirigenziali mai revocate e su cui il sindaco mai è intervenuto perché ‘al di fuori della propria competenza’. Incarichi di progettazione che, casualmente, sono affidati a tecnici vicini all’amministrazione: tutto probabilmente legittimo, per carità, ma l’opportunità politica dove la mettiamo? Concessioni edilizie che stanno deturpando quel poco che è rimasto del centro storico, e non solo quello, con aumenti di volumetrie impressionanti: tutti zitti. Un Puc rallentato su cui si giocano i prossimi destini elettorali: più tardi si approva meglio è, così le norme restrittive entrano in vigore quando ormai c’è poco da salvare e le prebende già concesse. Contratti – Tekra, Pubbliparking, – i cui inadempimenti sono sotto gli occhi di tutti ma su cui il silenzio è calato”. – continua sotto – 

“E il sindaco che fa? – conclude d’Angelo – Si preoccupa di fare un post su Facebook in cui dichiara il suo affetto, la sua stima, per l’ex assessore Zoccola; in cui dice di condividere la sua scelta di denunciare il tentativo di corruzione. E allora perché lo ‘dimise’ per far posto all’assessore Villano? E perché non lo ha sostenuto, lasciandolo da solo, nel processo penale? Basta parole; basta post; basta selfie; servono fatti conseguenziali. Altrimenti, è preferibile tacere”.

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