Fatture false per riciclare denaro all’estero: coinvolte 41 imprese nel Napoletano

di Redazione

Un’associazione criminale con base tra Giugliano e Qualiano, in provincia di Napoli, specializzata nella sistematica emissione di fatture per operazioni inesistenti relative alla fornitura di materiale edile. – continua sotto – 

A scoprire il sistema la Guardia di Finanza, che ha portato l’autorità giudiziaria a emettere misure nei confronti di 99 soggetti tra persone fisiche e società attive su tutta la regione Campania. Due gli arresti, di cui uno ai domiciliari, tre i “colletti bianchi” colpiti dal divieto di esercizio della professione per 2 anni, 21 milioni di euro il valore dei sequestri preventivi di somme di denaro e di beni. I reati contestati sono frode fiscale, autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di valori, realizzati in forma associativa. Secondo quanto ricostruito dalle indagini, era stato costituito un gruppo di società “cartiere” intestate a prestanome compiacenti, prive di strutture aziendali e di documentazione attestante gli acquisti dei materiali destinati alla successiva vendita nei confronti di ben 41 imprese effettivamente attive.

Le società acquirenti, per simulare l’effettività delle operazioni commerciali, pagavano il corrispettivo tramite bonifici bancari alle società cartiere riconducibili a due soggetti del Giuglianese che emettevano le false fatture di vendita. Gli incassi erano quindi dirottati su conti correnti esteri intestati a commercianti cinesi stabilmente residenti in Italia o su conti correnti della Repubblica Ceca intestati a società comunque riferibili al gruppo criminale.

Una volta monetizzate le somme di denaro, l’associazione, trattenuto quale compenso un importo pari all’Iva delle fatture, restituiva alle società beneficiarie la differenza in contanti. E’ stata fatta luce anche sul ruolo dei professionisti destinatari dell’ordinanza che, oltre ad occuparsi delle pratiche amministrative relative alla costituzione, chiusura e cessione di quote, si sarebbero resi disponibili a inventare ingegnosi artifici contabili per giustificare le operazioni delle società, le cui sedi erano spesso costituite nei loro studi. La Guardia di Finanza ha ricostruito un’evasione fiscale per un importo complessivo pari a oltre 5 milioni di euro.

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