Droga ordinata su Facebook e WhatsApp: 31 arresti nel Salernitano

di Redazione

Utilizzando parole in codice (“birra”, “scarpe”, eccetera) la droga poteva essere ordinata anche sui social (Facebook, Instragram…) e sulla chat di WhatsApp. Un traffico fiorente smantellato, nella Piana del Sele, in provincia di Salerno, dai carabinieri del comando provinciale di Salerno nel corso dell’operazione “Final Cleaning”. – continua sotto –

31 le persone arrestate (27 in carcere e 4 agli arresti domiciliari) dai militari dell’Arma che hanno eseguito un provvedimento cautelare emesso dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Salerno, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia. Le accuse, a vario titolo, sono di associazione per delinquere finalizzata all’acquisto, detenzione, messa in vendita, trasporto, offerta, consegna, distribuzione e commercializzazione di rilevanti quantità di sostanze stupefacenti, in particolare di cocaina, marijuana e hashish.

L’attività investigativa ha consentito di individuare due distinti gruppi criminali, di cui uno facente capo alla famiglia D’Alterio di Campagna ed uno a Cosimo Dianese di Eboli, che avevano autonomamente organizzato una fittissima rete di spaccio che operava nei comuni della Piana del Sele. Le infagini sono cominciate nel 2019: gli inquirenti hanno accertato che Dianese, allo scopo di assicurarsi il controllo delle piazze di spaccio, non esitava ad intimidire possibili concorrenti. E’ accaduto, ad esempio, a marzo 2019: responsabile, in concorso con A.F., G.P., C. P., dell’incendio doloso di quattro auto all’interno della rivendita “Mayo’s Car”, con sede ad Eboli. Dianese, infatti, riteneva che il proprietario dell’esercizio commerciale potesse essere un possibile concorrente nella gestione dello spaccio di stupefacente ad Eboli.

Due mesi dopo, a maggio 2019, lo stesso Dianese fu vittima di estorsione subita da G.M. come mandante e V.C. con D.S. quali esecutori: fu recuperato il credito di una fornitura di cocaina non pagata, valore di circa 3500 euro. Gli indagati usavano un linguaggio criptico, in codice: “bomba a mano”, indicavano la cocaina già confezionate e un chilo di pasta per indicare la quantità di stupefacente che doveva essere garantita. “Birra, donne o scarpe”, indicavano il tipo di stupefacente che doveva essere consegnato. La droga veniva ordinata attraverso messaggistica su social network e chat gli spacciatori venivano contattati dagli assuntori, tutti maggiorenni, per concordare il luogo, la quantità e l’orario dell’acquisto. IN ALTO IL VIDEO

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