Israele, tragedia a raduno religioso: nella calca oltre 40 morti

di Redazione

Il sovraffollamento avrebbe fatto scivolare alcune persone, mentre altre sono cadute su di loro, provocando una fuga precipitosa. Così il raduno di massa ebraico sul monte Meron, in Galilea, si è trasformato in tragedia: almeno 45 morti, circa 150 persone ferite nella ressa sul Monte Meron di cui 6 in condizioni critiche, 18 in condizioni gravi, otto in condizioni moderate e 80 feriti leggeri, e oltre 250 ambulanze e sei elicotteri sono arrivati sulla scena per evacuare i feriti, scrive il Jerusalem Post. Allestito un ospedale da campo sul posto. Intanto procede all’Istituto di medicina legale di Tel Aviv l’opera di riconoscimento dei deceduti da parte delle famiglie. Si stanno attrezzando i primi funerali che per la legge ebraica – se le salme sono state identificate – vanno celebrati prima del riposo sabbatico. – continua sotto – 

Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha definito l’incidente una “terribile tragedia” e ha visitato il luogo della tragedia. Il disastro di Monte Meron sarà oggetto di “una verifica seria e approfondita” per evitare che scene del genere si ripetano in futuro, ha dichiarato il premier Netanyahu che ha proclamato per domenica lutto nazionale. Il ministro della Salute israeliano, Yuli Edelstein, si è recato in visita al Ziv Medical Center a Safed dove sono ricoverati i feriti della calca sul monte Meron. Parlando ai giornalisti, Edelstein ha dichiarato che la maggior parte di loro stati identificati e sono in contatto con le rispettive famiglie. ”Spero che chiunque si trovi in ospedale possa essere dimesso presto e tornare a casa”, ha detto Edelstein. ”Noi, come governo, faremo luce su quello che è accaduto lì”, ha concluso. Il direttore generale del ministero della Salute Chezy Levy ha detto che molte delle famiglie dei feriti si trovano all’estero. – continua sotto – 

Alcune persone sarebbero scivolate dalle gradinate trascinando con loro altri partecipanti e innescando una fuga di massa in cui a decine sarebbero rimasti schiacciati. Secondo la Croce Rossa locale tutto sarebbe avvenuto per via della ressa, ben documentata nei video condivisi sulle piattaforme social. “Stiamo lottando per salvare le vite di decine di feriti e non ci fermeremo finché non avremo portato in salvo l’ultimo sopravvissuto” si legge sul profilo social del servizio nazionale di soccorso. Anche elicotteri militari hanno preso parte ai soccorsi. – continua sotto – 

Le decine di migliaia di persone che hanno preso parte nella notte tra giovedì e venerdì a un pellegrinaggio annuale nel nord di Israele – il più grande evento pubblico del paese dall’inizio della pandemia Covid-19 – celebravano la festività ebraica di Lag Ba’omer, presso la tomba del rabbino Shimon bar Yochai. Il Monte Meron, o Har Meron, con i suoi 1.208 metri sul livello del mare è il punto piuù elevanto di Israele. Situato in Galilea, ospita una delle maggiori riserve naturali del Paese. – continua sotto – 

Il pellegrinaggio si è tenuto sul Monte Meron, intorno alla presunta tomba del rabbino Yochai, un talmudista del II secolo dell’era cristiana cui viene attribuito il merito di aver scritto lo Zohar, opera centrale del misticismo ebraico. Le autorità avevano consentito la presenza di 10mila persone nel recinto della tomba ma, secondo gli organizzatori, sono stati noleggiati più di 650 autobus in tutto il Paese, vale a dire almeno 30mila persone, mentre la stampa locale riportava la presenza di 100mila persone. Il comandante del distretto settentrionale delle forze di polizia Shimon Lavi, che ha supervisionato le disposizioni di sicurezza al Monte Meron, ha detto di assumersi la responsabilità del disastro che ha portato alla morte di 44 persone. “Ho la responsabilità generale, nel bene e nel male, e sono pronto a sottopormi a qualsiasi indagine”, ha dichiarato ai giornalisti. La causa della calca non è ancora nota, ha sottolineato Lavi, mentre alcuni testimoni hanno accusato la polizia di aver bloccato un’uscita. C’è un continuo “sforzo per raccogliere prove per arrivare alla verità”, dice.

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