Sorrento, Ischia e Capri: tre location per un casinò campano che è non si mai fatto

di Redazione

L’Italia è uno dei Paesi più interessati dal flusso del turismo internazionale e la Campania in particolare vanta alcuni preziosi tesori che attirano l’interesse dii visitatori da tutto il mondo. Pompei ed Ercolano, la Reggia di Caserta, il centro storico di Napoli e la Costiera Amalfitana sono solo alcune delle location più suggestive inserite nella lista regionale dei patrimoni dell’Unesco. Tuttavia la vastità del patrimonio storico e artistico diffuso sul territorio nazionale tende a disperdere i turisti che tendono a fermarsi in Campania solo per qualche giorno annullando così in qualche modo le potenzialità di un comparto industriale che negli ultimi anni ha prodotto circa il 13% del Pil italiano. – continua sotto – 

Proprio per questo gli amministratori locali da anni cercano escamotage che permettano di trattenere questi remunerativi flussi dall’estero cercando di promuovere il territorio con idee a volte naïf, a volte invece decisamente suggestive. Ad esempio due anni fa, durante la corsa per le elezioni comunali di Capri, un candidato propose l’apertura di un casinò. – continua sotto – 

A farlo fu il vulcanico ex primo cittadino dell’isola sul Golfo, Costantino Federico, celebre per le sue ordinanze restrittive promulgate nel corso dei suoi due mandati che tra il 1995 e il 2004 gli fecero guadagnare l’etichetta di Sindaco dei divieti. A suo dire questo nuovo tempio dell’intrattenimento avrebbe favorito il rilancio dell’isola soltanto se adeguatamente accompagnato da un severo controllo del flusso turistico (si parlò di ticket d’ingresso allo sbarco) per evitare l’eccessiva calca di visitatori dal continente. L’attuazione della proposta avrebbe di fatto favorito un turismo selezionato e probabilmente facoltoso oltre a stimolare i numeri dell’impiego ischitano grazie alla creazione di nuovi posti di lavoro che sarebbero arrivati con il nuovo casinò. – continua dopo la foto – 

Un progetto affascinante tramontato con la mancata rielezione di Federico che tuttavia ad oggi sembrerebbe mostrare non pochi punti deboli anche alla luce dei non certo incoraggianti dati di rendimento dei più importanti casinò dal vivo sul suolo italiano. Del resto, grazie ai moderni mezzi tecnologici e alla larga diffusione di internet, la moderna clientela preferisce frequentare i casinò online e l’apertura di nuove strutture ludiche, sul modello di Venezia, Saint-Vincent e Sanremo, sembra andare contro corrente rispetto ai più recenti trend. – continua sotto – 

L’idea di Federico era stata presentata qualche anno prima anche dalla vicina Ischia. Nel marzo del 2005, l’amministrazione isolana aveva infatti perorato la stessa causa del sindaco ischitano presentando una proposta al Ministero delle Finanze. Questa affascinante prospettiva fu resa vana da un decreto ministeriale del 2007 che nell’ottica di disciplinare il gioco in Italia non concesse altre licenze per casinò dal vivo oltre a quelle già esistenti. – continua sotto – 

Anche la Costiera Amalfitana e in particolare Sorrento, nel 2009, ebbero modo di coltivare i loro sogni di gloria in questo senso. Nel 2009 il governo Berlusconi iniziò infatti a discutere su possibili concessioni di licenze sulla base di un emendamento alla finanziaria a firma dei senatori del Pdl Valter Zanetta, Salvo Fleres, Massimo Baldini, Bruno Alicata e Cosimo Gallo. La proposta prevedeva la realizzazione di otto casinò da distribuire in maniera equilibrata sul territorio nazionale, per stimolare l’afflusso turistico in inverno in quei centri costieri caratterizzati da flussi di visitatori stagionali. Si parlò di hotel a 5 stelle con annesse sale da gioco non solo nel territorio sorrentino ma anche a Salerno, Positano ed Amalfi. – continua dopo la foto – 

Alla fine, come purtroppo troppo spesso accade in Italia, non se ne fece più nulla e anche Sorrento insieme agli altri comuni del litorale campano, dovettero rinunciare ai loro piani. – continua sotto – 

Senza dubbio all’epoca, quando ancora la moda dell’online doveva esplodere, l’idea avrebbe portato una ventata di freschezza contribuendo non solo a combattere la stagionalità dei flussi ma anche a diminuire il gioco illegale creando nuovi movimenti di amanti del tavolo verde non solo dall’estero ma anche dalle regioni limitrofe. Oggi probabilmente, con i casinò storici quasi ridotti sul lastrico sempre più cimeli di un passato irripetibile, le amministrazioni locali dovranno gioco forza affidarsi a nuove idee.

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