Covid, ristoranti chiusi: ma non per il giudice del caso Gregoretti-Salvini

di Redazione

“Era l’unico modo in cui poter stare con mia figlia in un momento tranquillo”. Così si è giustificato il magistrato catanese Nunzio Sarpietro, giudice per l’udienza preliminare che dovrà decidere se mandare a processo il leader della Lega, Matteo Salvini, per il ritardato sbarco dei migranti della nave Gregoretti, “beccato” da “Le Iene”, lo scorso 28 gennaio, a pranzo in un ristorante di Roma chiuso al pubblico mentre la Capitale era in zona arancione. – continua sotto –  

Alle domande dell’inviato Filippo Roma, il giudice ha ammesso di aver “violato un regolamento, non una legge”, ritenendo, tuttavia, che non fosse nulla di drammatico, di tenere comunque un comportamento sicuro e di essere disposto a pagare una sanzione. Il giudice era uscito da appena un’ora da Palazzo Chigi, dove aveva interrogato l’allora premier Giuseppe Conte, per concedersi un pranzo con la figlia e il fidanzato. “È l’unico tavolo occupato nel locale vuoto, per comunicare una promessa di matrimonio”, si giustificava il ristoratore nel servizio andato in onda il 16 febbraio, dichiarandosi comunque disposto a pagare la multa. – continua sotto –

“In altri tempi – ha commentato la iena Filippo Roma – un povero giudice che sta al ristorante a mangiare il pesce con la figlia è la cosa più bella della terra ma se c’è la pandemia e le regole che vietano di andare al ristorante, non è possibile che un giudice così importante se ne freghi allegramente di una normativa che prevede che in zona arancione i ristoranti siano chiusi. Se lo fa un cittadino qualsiasi, amen. Ma che lo faccia un giudice, un uomo di legge che giudica gli altri, fa specie, significa che non ci si può più fidare di nessuno”. – continua sotto –

All’indomani del servizio, Sarpietro ribatte: “Si può dire che mi trovassi in uno stato di necessità. Avrei dovuto cercare un trancio di pizza in piazza Colonna, ammesso che i bar fossero aperti. L’albergo dove alloggiavamo io, la mia assistente e il carabiniere di scorta ci aveva praticamente cacciati fuori per la sanificazione Covid. Avevamo dovuto lasciare i bagagli in un furgone e per andare in bagno ho dovuto chiedere a Palazzo Chigi”. E al Corriere della Sera ammette: “Sì, ho commesso una sciocchezza, seppur veniale. Ho chiesto anche scusa al ristoratore per averlo messo in questa situazione. Non credevo ci potesse essere tanto clamore. Dopodiché si tratta di una multa, che pagherò”. – continua sotto – 

Poi sbotta: “Se questa vicenda vuole essere il tentativo di screditarmi come giudice, lo dicano. Hanno addirittura pubblicato il menù del pranzo. Ma non si può giudicare un magistrato da queste cose. Non ho ancora capito se vogliono che questo processo si faccia o meno”. A tal proposito, sull’ipotesi che possa essere condizionato, assicura: “Per quindici anni ho vissuto sotto scorta in Sicilia in seguito ai miei processi alla mafia, sono abituato a pressioni ben diverse da quelle di questa vicenda ridicola”. Intanto, Salvini, interpellato sulla vicenda, è laconico: “Non commento pranzi o cene”. Guarda il video de Le Iene: clicca qui

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