“Mal’aria” ad Aversa, lo smog aumenta nonostante il Covid

di Livia Fattore

Aversa (Caserta) – “Mal’aria” abita ad Aversa. Con 67 sforamenti Aversa, poco più giù Marcianise con 52, Casoria e Teverola con 38 giorni. Sono questi gli allarmanti dati per la provincia di Caserta resi noti da Legambiente, grazie all’elaborazione dei dati forniti dall’Arpac, in Campania dove le città ammalate di “Mal’aria” (questo il nome del rapporto annuale) sono state, nel 2020, ben dodici, tre in più rispetto all’anno precedente. Polveri sottili, in pratica, in aumento nonostante il lockdown dovuto alla pandemia da coronavirus. – continua sotto – 

Al primo posto di questa non invidiabile classifica regionale San Vitaliano, nel Napoletano, con i suoi 107 sforamenti dei limiti consentiti, uno ogni tre giorni. Male anche Volla (Napoli), 101 sforamenti, e Avellino con 78. Ai piedi del podio Acerra (Napoli), con 73 giorni di sforamento, e a seguire, con 67, Pomigliano D’Arco (Napoli), Aversa e Nocera Inferiore (Salerno). Insomma, la città normanna continua a impensierire con le polveri sottili provocate non solo dai gas di scarico delle vetture, ma anche dai residui dei sistemi di riscaldamento. – continua sotto – 

Dei capoluoghi di provincia, oltre ad Avellino, Napoli si porta dietro 55 giorni di superamento dei limiti di legge e Benevento 41. Fuori dalle 12 città “fuorilegge” Caserta con 25 sforamenti. Nel completare la lettura della rosa delle dodici città incriminate in tema di ambiente Marcianise con 52 giorni in cui si è registrato lo sforamento, Casoria (in provincia di Napoli) con 48 giorni e Teverola con 38 giorni. Quest’ultima paga, certamente, le colpe di essere praticamente legata ad Aversa oltre ad essere spalmata sull’Appia, percorsa da migliaia di autovetture al giorno. Per Aversa la situazione era, di fatto, già nota tanto che all’indomani dello stesso rapporto varato lo scorso anno per il 2019, l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Alfonso Golia aveva intrapreso una serie di iniziative tra cui il divieto assoluto di circolazione per alcuni tipi di autovetture in diverse strade cittadine e l’istituzione di domeniche ecologiche delle quali una sola riuscì a tenersi a causa del sopraggiungere del lockdown e dei conseguenti divieti di circolazione dovuti alla pandemia. – continua sotto – 

«Nonostante le chiusure dovute al lockdown – commenta Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania – non diminuisce lo smog nelle nostre città. E’ chiaro che il traffico dei veicoli crea inquinamento ma è altrettanto vero che ci sono anche altri fattori che incidono come i riscaldamenti delle case e fattori meteorologici e meteoclimatici. Come ribadiamo da anni non servono misure sporadiche, ma è urgente mettere in atto interventi strutturali e azioni ad hoc sia a livello nazionale che locale per liberare le città dalla cappa dello smog». «È urgente – continua l’attivista ambientalista – mettere in campo politiche e azioni efficaci ed integrate che riguardino tutte le fonti inquinanti, programmando interventi sia sulla mobilità urbana sempre più pubblica, condivisa, a zero emissioni e multi-modale, che sul riscaldamento domestico, sulla produzione di elettricità, sull’attività industriale e sull’agricoltura. In questo è fondamentale il ruolo della Regione nel predisporre piani e misure oltre a nuovi fondi da destinare a progetti innovativi. E’ prioritario investire su uno svecchiamento del parco autobus, puntando su un trasporto pubblico locale moderno, treni per pendolari e mobilità alternativa, senza dimenticare la riqualificazione energetica degli edifici, garantendo così una riduzione nelle emissioni dagli impianti di riscaldamento domestici».

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