Aversa, i “quattro del portico”. Don Carmine: “Dormono e mangiano alla Caritas”

di Nicola Rosselli

Aversa (Caserta) – Quattro persone, due italiani, un polacco e un marocchino che vivono in strada, sotto i portici della banca CariParma, nella centralissima piazza Principe Amedeo, a pochi passi dalla casa comunale, una zona dove quotidianamente, nonostante il lockdown e le conseguenti restrizioni, transitano centinaia di persone. – continua sotto – 

Lì i quattro “fantasmi” hanno creato una sorta di ambiente casalingo con postazioni per sedersi, cassette di legno utilizzate a mo’ di tavolino e così via. Nessuno vede, fino a quando la scena non va su quel “grande fratello” che è Facebook. Ed ecco, allora, che compare una foto sul gruppo «Aversa senza censura», dove, in verità, poco o nulla viene spiegato. Per meglio capire cosa effettivamente avviene sotto quei portici – che, stando a diverse persone, i quattro avrebbero eletto a loro abitazione stabile – la soluzione è rappresentata dal direttore della Caritas diocesana di Aversa, don Carmine Schiavone, che, anche grazie ai suoi volontari, svolge, soprattutto in questo particolare momento storico con la pandemia che rende tutto più difficile. «Conosco bene la situazione – ha detto il sacerdote – e anche i quattro protagonisti di questa vicenda che qualcuno, non so se volontariamente o meno, vuole montare ad arte. Si tratta di Davide, 32 anni, originario della Polonia; di Mohammed, 30 anni, proveniente dalla Tunisia; di Francesco, 48 anni, italiano; di Emilia, 58 anni, anche lei italiana, percettrice, tra l’altro del reddito di cittadinanza grazie alla nostra assistenza». – continua sotto – 

«La notte – spiega don Carmine – tutti e quattro dormono in Caritas. Mangiano da noi, presso la mensa. Di giorno, poiché la Caritas non è una prigione e questi quattro vogliono uscire, nessuno glielo può impedire. Quando escono hanno scelto di trascorrere il loro tempo sotto quei portici, ma si tratta di quattro persone che non sono lasciate a sé stesse, non sono affatto abbandonate come si vuole far credere». Il responsabile della Caritas passa allo specifico e dopo aver ribadito che ad Emilia (che ha festeggiato qualche giorno fa il compleanno insieme ai volontari e agli ospiti della Caritas) è stata data la residenza per farle percepire il reddito di cittadinanza, racconta la storia di Davide, il più giovane dei quattro, che soffre di tossicodipendenza. «Davide – racconta don Carmine – ha effettuato un lungo cammino con il Sert dell’Asl con l’appoggio della Caritas e da domani (oggi per chi legge) sarà ospitato presso la Comunità Emmanuel, fondata da un padre gesuita, per un cammino di disintossicazione. In questo momento sta effettuando un tampone rapido presso la Farmacia Frecentese che si è dichiarata disponibile a prestare questo tipo di assistenza a chi ne ha bisogno». – continua sotto – 

Un’iniziativa che don Carmine tiene a pubblicizzare. La Farmacia Frecentese, grazie ad un’intesa con l’associazione religiosa aversana, sta praticando gratuitamente tamponi a chi ne ha bisogno. Chi deve effettuare il tampone si deve rivolgere alla Caritas diocesana che, una volta verificato l’effettivo stato di disagio economico, li indirizza presso la nota farmacia di via D’Acquisto, nelle vicinanze del Palazzetto dello Sport, che li sottoporrà al tampone per verificare se si è o meno positivi al coronavirus.

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