Gricignano, impianto biometano: la vicesindaco Caiazzo convoca Commissione Ambiente

di Antonio Taglialatela

Gricignano (Caserta) – Un impianto di produzione di biometano da Forsu, che sta per “frazione organica dei rifiuti”, quello che la società “Ambyenta Campania srl” si propone di realizzare nella zona industriale Asi di Aversa Nord, sul territorio di Gricignano, e per il quale è giunta al protocollo del Comune un’istanza per il rilascio del provvedimento di Via (Valutazione di impatto ambientale) da parte della Regione Campania. – continua sotto – 

Convocata Commissione Ambiente – Una notizia che ha subito smosso non solo l’ambiente politico ma gran parte dell’opinione pubblica, sempre riluttante dinanzi alle ipotesi di insediamento di altri impianti che trattano rifiuti, di cui la zona Asi già “vanta” una folta presenza, in un territorio già alle prese con problemi ambientali derivanti non solo da sversamenti abusivi e roghi tossici ma anche da insopportabili miasmi notturni. Il Comune ha venti giorni per presentare delle osservazioni. A tal proposito, la vicesindaco e assessore all’Ambiente, Anna Michelina Caiazzo, subito dopo la missiva della Regione si è attivata chiedendo una riunione di maggioranza, tenutasi mercoledì scorso, in cui è stato stabilito di studiare la documentazione e aggiornarsi a breve per assumere una posizione sull’argomento, e la convocazione, per mercoledì 11 novembre, della Commissione Ambiente che all’ordine del giorno avrà anche il regolamento sulla Consulta Ambientale per coinvolgere i cittadini in prima persona sulle questioni inerenti la salvaguardia del territorio. – continua sotto –  

Caiazzo: “Assolutamente contraria a questi impianti” – Nel frattempo, la posizione di Caiazzo appare estremamente chiara: “Sono assolutamente sfavorevole alla costruzione di mega impianti di trattamento rifiuti, soprattutto quelli anaerobici, specie nella drammatica situazione in cui versano alcune zone della Campania, segnate da riconosciuti danni alla salute per scorretto smaltimento dei rifiuti non solo urbani, ma soprattutto speciali e industriali. E, nella circostanza, questa tipologia di impianto è troppo grande rispetto alla vicinanza al centro abitato”.

L’impianto – Nella relazione presentata dalla “Ambyenta Campania” si legge che “le biomasse conferibili all’impianto sono al 100% matrici organiche rinnovabili; infatti sono costituite principalmente da rifiuti organici provenienti da raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani (Forsu), da rifiuti dell’industria agroalimentare e da ramaglie e potature provenienti dalla manutenzione del verde”. La potenzialità complessiva di massa dell’impianto è di 110mila tonnellate/anno di cui: 90mila t/anno di rifiuti organici principalmente costituiti da Forsu, 20mila t/anno di verde (ramaglie; potature; manutenzione del paesaggio, eccetera). “L’installazione – si legge ancora nella documentazione – rappresenta un processo industriale completo in tutte le sue parti che rispetta a pieno i dettami della economia circolare. Infatti, utilizzando quale materia rifiuti, è in grado di produrre, mediante l’utilizzo delle migliori tecnologie presenti oggi sul mercato, Biometano; CO2 liquida; e fertilizzante commercializzabile, minimizzando l’impatto nell’ambiente e prevendendo specifiche sezioni per la depurazione di tutti i reflui, i trattamenti delle arie esauste, la minimizzazione degli scarti, il tutto con una spinta autosufficienza energetica ed utilizzando, con elevati rendimenti di trasformazione, le fonti energetiche tradizionali e rinnovabili”. – continua sotto – 

Processo di digestione anaerobica – L’impianto può produrre, a partire da rifiuti organici, le seguenti materie prime seconde, secondo i dettami dell’End of Waste: Biogas dal quale ottenere, tramite sistema di Upgrading, Biometano che sarà liquefatto a BioLNG e prelevato tramite autocisterna per essere destinato all’autotrazione; Anidride Carbonica Liquida da cedere alle società operanti nel settore della fornitura di gas criogenici per uso industriale/alimentare; Fertilizzante di qualità definito dalla normativa italiana e/o comunitaria che sarà certificato e commercializzabile. “Il processo di digestione anaerobica seguito da un processo aerobico – continua la relazione – si configura come una “Unità integrata di gestione del rifiuto” che permette il contestuale recupero di materia (ammendante compostato) e di energia con produzione di Biometano e risulta coerente con la gerarchia delle priorità di gestione dei rifiuti previste dalla normativa attuale interpretandole in modo particolarmente virtuoso e performante. Il processo integrato con un primo Step Anaerobico trasforma, infatti, in biogas la sostanza organica volatile che, in un processo esclusivamente aerobico, sarebbe in massima parte destinata ad ossidarsi a CO2 e a disperdersi in atmosfera, e preserva il valore agronomico della restante quota di carbonio organico trasformandolo in ammendante compostato”.

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