Autostrade, arrestati ex ad Castellucci e altri dirigenti: “Barriere incollate col Vinavil”

di Redazione

La Guardia di finanza ha eseguito una serie di misure cautelari nei confronti di ex vertici e di alcuni degli attuali manager di Autostrade per l’Italia. Delle sei misure cautelari disposte dal gip del tribunale di Genova, tre sono arresti domiciliari e tre sono misure interdittive. Le accuse ipotizzate sono attentato alla sicurezza dei trasporti e frode in pubbliche forniture.  Ai domiciliari è finito l’ex amministratore delegato Giovanni Castellucci, oltre a Michele Donferri Mitelli e Paolo Berti, rispettivamente ex responsabile manutenzioni e direttore centrale operativo dell’azienda. Le misure cautelari sono state prese nell’ambito dell’indagine sui pannelli fonoassorbenti.

Tre dirigenti interdetti – La misura dell’interdizione è stata presa per tre attuali dirigenti e durerà dodici mesi. Si tratta di Stefano Marigliani, che era stato direttore del primo tronco di Autostrade, ora trasferito a Milano; di Paolo Strazzullo, che era stato responsabile delle ristrutturazioni pianificate sul ponte Morandi, per l’accusa mai eseguite, poi distaccato a Roma; e infine di Paolo Meliani, di Spea, Sistemi di collaudo automatico, società controllata da Atlantia.

“Barriere non sostituite per risparmiare” – Le barriere fonoassorbenti non furono cambiate dai vertici di Autostrade “per evitare le ingenti spese che avrebbe comportato”. E’ quanto si legge nell’ordinanza del gip che ha disposto gli arresti domiciliari per Castellucci e altri due manager, oltre alle tre interdizioni di attuali dirigenti della società. La resina usata per le barriere fonoassorbenti non aveva il marchio CE ma, come ammette un indagato nelle intercettazioni, “sono incollate con il Vinavil” mentre altre si sono “sbragate”. E’ quanto emerge dall’ordinanza. E’ in particolare Donferri ad impostarte la strategia per mettere una pezza alla errata progettazione delle strutture garantendo il massimo risparmio all’azienda che altrimenti avrebbe dovuto spendere 140 milioni di euro. “Quante sono le ribaltine scese – chiede Donferri – e quanti i Comuni che hanno rotto il c…? Solo Rapallo ha rotto il c…”. E poi, ridendo: “Gliele abbiamo ritirate su e ci siamo inventati il criterio della manutenzione…”.

“Ex vertici sapevano dei difetti e dei pericoli delle barriere” – L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Genova, era scattata un anno fa dopo l’analisi da parte dei finanzieri di alcuni documenti acquisiti durante l’indagine sul crollo del ponte Morandi. In particolare quelli relativi ai problemi riscontrati, in termini di sicurezza, sulle barriere fonoassorbenti montate sull’intera rete autostradale.  Secondo la guardia di finanza dalle indagini si rilevano “gravi elementi indiziari e fonti di prova” relativi agli arrestati per la loro “consapevolezza della difettosità delle barriere e del potenziale pericolo per la sicurezza stradale, con rischio cedimento nelle giornate di forte vento (fatti peraltro realmente avvenuti nel corso del 2016 e 2017 sulla rete autostradale genovese); in particolare, è emersa la consapevolezza di difetti progettuali e di sottostima dell’azione del vento, nonché dell’utilizzo di alcuni materiali per l’ancoraggio a terra non conformi alle certificazioni europee e scarsamente performanti”. Viene inoltre registrata la “volontà di non procedere a lavori di sostituzione e messa in sicurezza adeguati, eludendo tale obbligo con alcuni accorgimenti temporanei non idonei e non risolutivi” e si rileva la “frode nei confronti dello Stato per non aver adeguato la rete da un punto di vista acustico e di gestione in sicurezza della stessa, occultando l’inidoneità e pericolosità delle barriere, senza alcuna comunicazione – obbligatoria – all’organo di vigilanza”.

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