Aversa, gli scout festeggiano il centenario ma rischiano di essere “cacciati” da area comunale

di Nicola Rosselli

Aversa (Caserta) – Cento anni di presenza degli Scout ad Aversa con l’incognita della possibile cacciata da uno standard urbanistico che fu loro affidato quasi venti anni fa e che tutte le amministrazioni hanno confermato. Il tutto a favore di un privato che, al contrario degli scout, quel bene intende utilizzarlo per lucrare a fronte di un’associazione che si basa sul volontariato e sul servizio educativo alla collettività. Insomma, un banco di prova per l’amministrazione Golia che si fregia di un’etichetta di centrosinistra che sino ad ora si è ben guardata di esercitare in concreto. Ricordiamo che lo scoutismo fu soppresso dal fascismo e questo dovrebbe dirla lunga.

Passando all’evento, di seguito un panorama, purtroppo forzatamente lungo, della storia degli scout nella città normanna. Lo scoutismo ad Aversa nasce ufficialmente nel 1920, anno in cui in città prendono quota due realtà, quella laica del Cngei e quella cattolica dell’Asci. Il primo gruppo nasce il 16 giugno nella Sala delle Colonne dell’Annunziata e la sua attività è documentata tramite la stampa ufficiale dell’associazione fino al 1923. Il gruppo cattolico viene immatricolato dall’Associazione Scoutistica Cattolica Italiana il 28 giugno in via Sant’Andrea, su volontà del canonico Giuseppe Pirozzi e resta in vita ufficialmente fino al 1928, anno in cui lo scoutismo italiano viene soppresso in seguito alla promulgazione delle cosiddette “Leggi fascistissime” continuando però la propria attività in forma clandestina.

Nel 1945 lo scoutismo cattolico ad Aversa riprende piede, sempre grazie al canonico Pirozzi, e ha la propria prima sede in via Succurre Miseris. Il gruppo sin da subito inizia ad attrarre decine di bambini e ragazzi, dagli 8 anni in su, mettendo in piedi il “Riparto San Paolo” e viene adottato il metodo educativo inventato da Lord Baden Powell, nella variante cattolica italiana. L’intuizione del generale inglese fu quella di utilizzare le proprie conoscenze militari e di sopravvivenza per creare un percorso educativo per ragazzi, basato sulle capacità innate di osservazione e dallo spirito di avventura proprio di costoro, col fine ultimo di poter forgiare i cittadini del domani. Alla base di questo metodo ci sono la formazione del carattere, la forma fisica, l’abilità manuale e il servizio al prossimo. Iniziano, dunque, le riunioni in sede, dove i ragazzi apprendono i primi rudimenti tecnici di pionieristica, campismo, botanica, topografia e tanto altro, messi in pratica durante le uscite e i campi che si tengono in svariate località campane, tra cui San Leucio, Sant’Angelo in Formis, Quisisana, Ischia, Matese, Terracina, Montevergine, Monte San Liberatore. Tra le fila di quel Riparto si distingue sin da piccolo per le proprie spiccate capacità scoutistiche e organizzative, un giovane Vincenzo Caianiello, che successivamente sarà chiamato al proprio servizio come magistrato, presidente della Corte Costituzionale e ministro di Grazia e Giustizia. Lo stesso Caianiello parteciperà nel 1951 al Jamboree in Austria in rappresentanza del gruppo aversano. Si tratta del più importante incontro su scala mondiale per lo scoutismo.

In quegli anni entrano a far parte del gruppo, come lupetti, altri ragazzi destinati a un futuro roseo, tra i quali Alfredo Pozzi, poi sindaco e consigliere regionale; Renato Pastore, anch’egli sindaco della nostra città; Pasquale Giuliano, magistrato di Cassazione e senatore della Repubblica; Cesare Oliva, docente universitario. Il gruppo continua a svolgere le proprie attività cambiando un certo numero di sedi, ubicate quasi sempre nel centro storico della città. Dal 1974 l’Asci, divenuta ormai Agesci dopo la fusione con le donne dell’Agi, inizia ad accogliere nei propri gruppi anche le bambine e le ragazze. Anche ad Aversa iniziano dunque a vedersi donne in uniforme. Alla fine degli anni ’70 entra in associazione un uomo che, negli anni successivi alla sua tragica uccisione, diverrà figura di riferimento sul fronte della legalità e della lotta alle mafie: Don Giuseppe Diana. Don Peppe assume il ruolo di caporeparto e quindi di educatore degli adolescenti scout aversani, per poi diventare, dopo la sua ordinazione a sacerdote, assistente ecclesiastico del gruppo. Il 19 marzo del 1994 un agguato di stampo camorristico lo porterà per sempre via dai propri affetti. Il suo impegno e la sua testimonianza sono tuttora patrimonio dell’associazione e i valori da egli difesi sono parte integrante dello scoutismo aversano e italiano.

Nel 1995 il Gruppo festeggia i cinquant’anni dalla rifondazione, con una serie di eventi che coinvolgono tutta la cittadinanza aversana e non solo, vista la partecipazione dell’amministrazione comunale e della Diocesi locale. Dalla metà degli anni ’90 la famiglia scout cittadina si è allargata con la nascita del Gruppo Aversa 2 e della Comunità degli adulti scout del Masci e, per qualche anno, anche di un gruppo Cngei. Ad oggi la componente scout aversana è composta da due gruppi Agesci e due comunità Masci. Quest’anno ricorre il centenario dello scoutismo cattolico aversano, cento anni durante i quali, tranne per la pausa dovuta alla volontà del governo di Mussolini, centinaia di giovani hanno indossato l’uniforme, il fazzolettone e gli scarponi, cresciuti con i valori sani della cittadinanza attiva, del servizio, della fede, del rispetto per la natura.

LO SCOUTISMO SPIEGATO DAL VESCOVO SPINILLO – Monsignor Angelo Spinillo, vescovo della Diocesi di Aversa, ci spiega: “La sapiente intuizione dell’inglese Sir Baden Powell di offrire ai ragazzi un percorso educativo fondato sull’esplorazione della natura e, quindi, della vita, ha dimostrato nel tempo la sua efficacia insegnando ai giovani, e non solo a loro, a camminare insieme affrontando le difficoltà e condividendo le energie e le risorse, ad osservare la natura e le sue forme per ammirarne e rispettarne la grandezza e riconoscerne la vitalità. L’efficacia del metodo “scout”, però, è dimostrata anche dal fatto che ha superato diverse stagioni della storia rimanendo fedele a se stesso pur offrendosi, come possibilità, a diverse impostazioni di pensiero, sia laiche che religiose. Così il metodo educativo dello scautismo è stato assunto, ed efficacemente utilizzato, dalla chiesa cattolica, come da altre confessioni religiose o organizzazioni civili, per curare la formazione dei propri giovani membri, anzi per educarli ad essere protagonisti del proprio cammino. Possiamo dire che chi si forma alla vita come membro della associazioni scautistiche, rimane ‘scout’ per tutta la vita. Infatti l’educazione alla ricerca della verità, alla cooperazione con gli altri, al dialogo attento e rispettoso con le varie forme della vita e dell’umanità, alla lealtà ed alla fedeltà nel cammino, rimane come uno stile che caratterizza fortemente la persona. Se questi sono valori profondamente umani, lo sono anche nella prospettiva della fede cristiana, per questo la chiesa ha accolto e condiviso il metodo ‘scout’ e lo ha assunto tra le sue proposte di esperienze formative. Un fraterno grazie a tutti coloro che nella nostra città e nella nostra diocesi, hanno voluto ed accompagnato il cammino di tanti ragazzi e ragazze che hanno accettato l’invito a camminare insieme, in amicizia e fraternità, per conoscere e partecipare alla vita”.

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