Mareggiata 2018 in Liguria, le mani della camorra sui relitti di yacht

di Redazione

Genova – C’era la camorra dietro al traffico di rifiuti “di lusso”, ossia di yacht, prodotto dopo la mareggiata che colpì la città di Rapallo il 29 e 30 ottobre 2018. E’ quanto emerge dall’inchiesta “Caronte”, avviata dalla magistratura proprio per fare luce sull’“affare” dello smaltimento di 85 delle 435 imbarcazioni rimaste distrutte. Dalle indagini sono emersi due efferati episodi: l’omicidio colposo di un sub e un tentato omicidio. Fatti legati a “un certo” modo di gestire il business dei recuperi delle imbarcazioni.

Alle prime luci dell’alba, i militari del comando provinciale carabinieri di Genova hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Claudio Siclari del tribunale di Genova nei confronti di 9 indagati (sette uomini e due donne, alcuni gravati da precedenti di polizia, tra cui imprenditori, avvocati e professionisti nel settore della nautica) e, contestualmente, hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo ai fini della confisca di oltre 3,5 milioni di euro, per vari reati, anche aggravati dal metodo mafioso. L’inchiesta è stata condotta dai carabinieri con il contributo nelle fasi iniziali della Capitaneria di Porto di Genova, e dalla Direzione distrettuale antimafia del capoluogo ligure (procuratore aggiunto Paolo d’Ovidio e sostituto procuratore Andrea Ranalli).

Gli arrestati dovranno rispondere di diversi reati: attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti aggravato in concorso, violenza privata aggravata dal metodo mafioso, omicidio colposo, calunnia, illecita concorrenza con violenza e minaccia, nonché intermediazione illecita di manodopera. A uno dei 9 indagati è applicata la custodia in carcere, mentre ad altri sette gli arresti domiciliari. Solo ad un indagato è stato applicato il divieto di dimora nel comune di Rapallo. Notificati anche avvisi di garanzia a sette persone ritenute, a vario titolo, concorrenti nei reati contestati tra cui anche tentato omicidio e detenzione illegale di armi da fuoco.

Gli indagati avevano posto in essere un elaborato sistema di gestione illecita di rifiuti non curante del pericolo ambientale connesso all’inquinamento dello specchio acqueo di Rapallo e di due Siti di Interesse Regionale (S.I.R) nella Provincia di Massa Carrara, con un ricavo di oltre 3 milioni di euro, movimentando e gestendo circa 670 tonnellate di rifiuti non tracciati. Ruolo determinante nell’attività illecita era rivestito da un napoletano, pregiudicato, il quale, avvalendosi del metodo mafioso e millantando contatti con soggetti appartenenti alla camorra e alla ndrangheta, aveva promosso e gestito l’intera filiera illecita con l’intento di penetrare il tessuto imprenditoriale ligure nel settore della nautica.

Il sindaco di Rapallo, Bagnasco, è preoccupato per l’immagine della sua città ma soprattutto per la messa in sicurezza garantita dai lavori alla diga. Lavori che sono ormai pronti per partire: “E’ una situazione molto delicata. Ho massima fiducia nelle forze dell’ordine e nella magistratura. All’epoca dei fatti avevo chiesto con forza la rimozione delle barche dalla passeggiata: era un’operazione da fare ma in maniera legittima e non con procedimenti scorretti”. IN ALTO IL VIDEO

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