Carinaro, Salvatore Affinito su variante Prg: “Perché solo Masi si è ribellato?”

di Redazione

Carinaro (Caserta) – Nel caso politico sollevatosi dopo le dimissioni rassegnate dal consigliere di maggioranza Stefano Masi dagli incarichi di capogruppo e delegato all’Urbanistica interviene il professor Salvatore Affinito, già sindaco di Carinaro nei primi anni 2000, criticando in particolare l’atteggiamento dell’amministrazione sulla variante al Prg relativa alla trasformazione di 250mila metri quadrati di terreno da zona agricola a zona edificabile.

Ecco la missiva di Affinito: «Gentile direttore, mi permetto di intervenire sulla questione delle dimissioni dell’avvocato Stefano Masi dalla delega al settore Urbanistico e dalla carica di capogruppo di maggioranza che in questi ultimi giorni sta interessando la nostra Città. Lo faccio con il solo intento di dare un modesto contributo ad un tema importante, quale la difesa della storia e della identità del nostro territorio per le quali per tanti anni, anche nella veste di Sindaco, ho operato e mi sono battuto. E lo faccio – mi sia consentito lo sfogo – anche perché ho molto creduto nella nascita della nuova Amministrazione, per la cui vittoria mi sono molto speso, perché formata da tutti giovani, culturalmente preparati e vogliosi di contribuire alla rinascita della nostra Carinaro.

Il tema in discussione è perché questa Amministrazione fino ad oggi (tra poco è  trascorso quasi un anno) non è stata in grado neppure di dotarsi di un parere di grande livello per sapere, con una certa dose di verità, se era legittimo ciò che aveva fatto il commissario prefettizio Palmieri, con il consenso di alcuni funzionari comunali, tra cui sicuramente l’ingegner Ferriello e la segretaria comunale, decidendo una trasformazione di 250mila metri del nostro territorio, passandola da zona agricola in zona edificabile? Tutto questo solo per mettere in piedi i soliti scatoloni di cemento, che comportano grande spreco di suolo e pochissimi operai occupati. Insomma, per ottenere lo stesso risultato di quella deludente industrializzazione di 40 anni del nostro territorio che vede occupati pochissimi carinaresi nei capannoni presenti nella zona industriale. Ed in più – cosa ancora più grave – i 250mila metri trasformati non hanno nulla a che vedere con la zona Asi, ma rientrano in una porzione di territorio sulla cui destinazione c’è la esclusiva competenza del Consiglio comunale!

È possibile che, di fronte ad un problema così grave per la storia della nostra Carinaro, ci sia qualche funzionario che inventa espedienti per non impegnare una piccola somma di risorse finanziarie destinata ad acquisire un parere pro-veritate per stabilire se quella variante messa in atto abbia o meno rispettato le leggi dello Stato, e che, tranne il consigliere delegato Masi, nessuno si sia ribellato a questa volontà di non fare chiarezza? Quanta fatica costava, ammesso che non erano disponibili 4/5 mila euro per avere il parere, mettere in atto una variazione di bilancio? Nessuno si pone il problema che, in caso di illegittimità, le responsabilità possano essere estese anche alla nuova Amministrazione? Insensibili anche dopo aver appreso che le Forze di Polizia hanno posto in essere una indagine giudiziaria acquisendo tutta la pratica della variante urbanistica in parola? Anche di fronte a questo rischio i nostri Amministratori avrebbero dovuto prendere decisioni rapide e determinate. E, inoltre, la difesa della nostra identità, della nostra storia, delle nostre origini, delle nostre colture, hanno un valore oppure no?

Il piano regolatore che oggi vige a Carinaro, approvato nel 2012, prese le mosse dall’Amministrazione di cui ero sindaco che approvò le linee guida del nuovo strumento urbanistico, lungo le quali si sono mosse le successive Amministrazioni. I punti cardine di quelle linee guida erano non solo l’impegno all’uso parsimonioso del suolo ma anche il dovere di assicurare il giusto equilibrio tra aree urbane edificate, aree produttive-industriali ed aree agricole. Queste linee direttive sono diventate capisaldi del piano regolatore in vigore. Può ancora considerarsi in equilibrio quel piano nel quale si sottraggono alla zona agricola 250mila metri quadrati? Quale paese consegneremo ai nostri nipoti dopo una “spoliazione” così feroce? Per dotarsi di questo piano regolatore, nel corso degli anni, sono stati spesi tanti soldi, presi dalle tasche dei cittadini! La domanda che rivolgo ai nostri governanti: dopo quella squallida operazione industriale dell’Impreco sui nostri territori, che vede ancora oggi una grande quantità di scheletri di cemento abbandonati da anni, dobbiamo sprecare ancora nuovi suoli? Perché non recuperare quei manufatti incompiuti?

Ho partecipato ad alcune riunioni destinate alla stesura del programma elettorale sottoscritto dai nostri candidati. Tra i punti più qualificanti, ve ne era uno che caratterizzava l’intero programma e che comunicava alla Città che, in caso di vittoria, la nuova Amministrazione prendeva impegno affinché ogni incremento di consumo di suolo non coerente con il vigente piano regolatore sarebbe stato sottoposto alla volontà del Consiglio comunale al fine di evitare la ulteriore distruzione del territorio agricolo di pregio. Bastava solo questo per indurre la nuova Amministrazione a riunire il Consiglio e a pronunciarsi su quella operazione messa in campo dal commissario Palmieri. Invece, da molti mesi ci si “diletta” nel verificare se ci sono poche migliaia di euro (4/5) per acquisire un parere che conforti l’Amministrazione per la decisione da prendere. Certamente, di fronte a questa scarsa sensibilità, la mia cieca fiducia in coloro che abbiamo eletto comincia a vacillare. Spero solo di non essere costretto a ritirarla».

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