Orientamento 2020: come riconoscere il corso di laurea giusto

di Redazione

Chi prosegue gli studi, chi li abbandona e perché. L’identikit dello studente italiano ambizioso, desideroso di formarsi al meglio, pronto al sacrificio e con lo sguardo rivolto al mondo del lavoro, è tracciato dal Rapporto 2020 sulla Condizione occupazionale e formativa dei diplomati di scuola secondaria di secondo grado, realizzato da AlmaDiploma e dal Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea.

L’indagine studia un circolo vizioso per capire come trasformarlo in un ciclo virtuoso. Fotografa le scelte formative e lavorative compiute dai diplomati a un anno e a tre anni dal conseguimento del titolo: oltre 88 mila studenti (circa 47 mila del 2018 e 41 mila del 2016) sono stati contattati per una valutazione dell’esperienza scolastica e delle scelte maturate dopo il diploma.

Si iscrivono all’università soprattutto i liceali. Gli studenti del 2018 iscritti all’università, dopo un anno dal diploma, sono il 66,9%: il 51,4% ha optato esclusivamente per lo studio, il 15,5% frequenta l’università lavorando. L’87,0% dei diplomati del 2018 che avevano dichiarato, alla vigilia dell’Esame di Stato, di volersi iscrivere all’università ha successivamente confermato le proprie intenzioni. È però vero che l’8,3% degli studenti ha poi cambiato idea. La quota di chi ha rivisto le proprie scelte è più consistente tra i diplomati professionali (24,4%) e tecnici (13,3%) rispetto ai liceali dove la quota dei ripensamenti è praticamente irrilevante (5,2%); i primi due profili, infatti, subito dopo il conseguimento del titolo possono contare su maggiori chance lavorative.

Altro aspetto importante è il contesto socio-economico e culturale della famiglia che influenza la scelta di proseguire gli studi (fra i diplomati del 2018 sono il 75,1% le iscrizioni all’università di diplomati in contesti più favoriti, rispetto al 56,7% dei giovani provenienti da famiglie meno favorite). Anche il titolo di studio dei genitori influenza le scelte formative dei giovani (iscrizione all’università per l’82,2% dei diplomati con un genitore laureato, il 66,5% con genitori in possesso di un diploma di scuola secondaria di secondo grado e il 51,1% con genitori non diplomati). Ma a un anno dal titolo per il 15,3% dei diplomati la scelta universitaria non si è dimostrata vincente: il 6,6% ha deciso di abbandonare l’università, l’8,7% ha cambiato ateneo o corso di laurea (grafico 1).

Per prevenire gli abbandoni e rendere le carriere universitarie più brillanti è importante il ruolo giocato dalle attività di orientamento, soprattutto se ben strutturate. Il percorso AlmaOrièntati (www.almalaurea.it/lau/orientamento) è stato ideato da AlmaLaurea proprio con l’obiettivo di rendere disponibile ai giovani uno strumento di ausilio alla scelta universitaria.L’attività di Orientamento è fondamentale già per la scelta del percorso di scuola secondaria di secondo grado, che avviene in un momento molto delicato della vita dello studente. È a questa età che si rischia il circolo vizioso da trasformare in ciclo virtuoso. La famiglia e gli insegnanti della scuola secondaria di primo grado esercitano dunque un ruolo di fondamentale importanza nella scelta del percorso da compiere. Alla vigilia del diploma il 55,5% dei diplomati del 2018 dichiara che, potendo tornare indietro, sceglierebbe lo stesso indirizzo/corso nella stessa scuola, mentre il restante 44,3% compierebbe una scelta diversa. Dopo un anno dal diploma il quadro si modifica leggermente: la quota di intervistati che replicherebbe esattamente il percorso scolastico compiuto sale al 59,8% degli intervistati mentre scende al 39,9% la percentuale di chi varierebbe la propria scelta (grafico 2).

A un anno dal diploma il 15,5% dei diplomati del 2018 frequenta l’università lavorando, il 20,3% lavora senza proseguire gli studi. A questi si aggiunge il 51,4% che, come già visto all’inizio, ha optato esclusivamente per lo studio. A tre anni dal diploma, lavora, senza contemporaneamente studiare, il 25,7% dei diplomati del 2016, il 20,3% studia e lavora; resta elevata, e pari al 46,5%, la quota di diplomati che risulta iscritto a un corso di laurea (grafico 3).

L’indagine rileva un altro dato molto interessante per gli “Studenti 4.0”. A un anno dal titolo, tra i diplomati del 2018, il 18,9% di quanti hanno svolto l’alternanza scuola-lavoro (ora percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento) è stato successivamente richiamato dall’azienda in cui ha svolto tale attività. Tra quanti hanno svolto attività di alternanza scuola-lavoro durante gli studi e risultano occupati a un anno dal diploma, il 32,5% dichiara di lavorare nell’azienda presso cui ha svolto tale esperienza. A un anno dal diploma è più diffuso il lavoro non standard (prevalentemente a tempo determinato), mentre a tre anni il contratto a tempo indeterminato. Il lavoro a tempo pieno coinvolge il 46,0% degli occupati a un anno e il 50,0% a tre anni dal diploma. I diplomati del 2018 che lavorano a tempo pieno (senza essere contemporaneamente impegnati nello studio universitario) guadagnano in media, a un anno dal diploma, 1.125 euro mensili netti. A tre anni dal conseguimento del titolo la retribuzione mensile netta, dei diplomati del 2016, è pari in media a 1.262 euro (grafico 4).

Le competenze apprese durante la scuola non sempre sono utilizzate al massimo nel lavoro. A un anno dal termine degli studi, il 20,7% degli occupati dichiara di utilizzare le competenze acquisite durante il percorso di studi in misura elevata, il 41,5% in misura ridotta e il 37,1% ritiene di non sfruttare per nulla le conoscenze apprese. (grafico 5).

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