Coronavirus, dalla Scozia ad Aversa: Rita racconta la sua odissea

di Nicola Rosselli

Aversa (Caserta) – Tre giorni per giungere da Aberdeen, in Scozia, a Roma. Tre giorni tra aerei, treni e bus con l’incubo di non far ritorno ad Aversa. È finita l’odissea per una cittadina aversana, Rita, ingegnere 29enne, dipendente di una nota compagnia petrolifera. Rita, dallo scorso mese di settembre, lavora nella nota città scozzese che funge anche da base per le piattaforme petrolifere del Mare del Nord.

L’ingegnere, dopo aver ricevuto un kit per il lavoro da casa, il 17 marzo ha deciso di far ritorno in patria. «Una scelta – ha dichiarato – dettata dalle perplessità sulle modalità di affrontare l’emergenza da parte delle autorità. La situazione era stata presa sottogamba». Rita è una giovane sveglia e, prima di partire, quando l’Italia è praticamente isolata, oltre ad un biglietto aereo per Roma con scalo ad Amsterdam, compra un secondo biglietto che prevede da Amsterdam l’arrivo a Napoli con un ulteriore scalo a Dusseldorf, in Germania. Dopo il trasferimento da Aberdeen ad Amsterdam, la giovane ingegnere è rimasta ferma in aeroporto per un giorno poiché i voli sono stati cancellati. «Non sapevo che fare. Sono riuscita – ha continuato Rita – ho cercato di contattare l’unità di crisi della Farnesina, ho chiamato i numeri pubblicizzati, l’ambasciata italiana ad Amsterdam, ma il segnale che ascoltavo era sempre quello di occupato».

Mi sentivo persa. Allora mi sono ricordata di Roberto Romano (consigliere comunale aversano del Movimento 5 Stelle, ndr) che ho contattato come amico di famiglia e, grazie all’impegno suo (e del parlamentare aversano Nicola Grimaldi, ndr), e mi ha aiutato». E’ venuto fuori un ‘piano C’. Da Amsterdam Rita ha raggiunto Bruxelles attraverso peripezie senza fine. Ben otto ore tra treni e bus per raggiungere l’aeroporto della capitale belga. Da qui, poi, finalmente a Roma Fiumicino. In aereo un ambiente fresco di sanificazione e passeggeri seduti alternativamente.

«Credevo – ha continuato la giovane professionista aversana – che tutto fosse finito. Invece, dopo aver misurato la temperatura e reso la dichiarazione alla Guardia di finanza, mi sono recata presso la fermata dell’aeroporto ‘Leonardo’ (il treno che collega Fiumicino con la stazione Termini, ndr) e qui la prima sorpresa, solo biglietti prima classe. Mi chiedono nuovamente l’autocertificazione, dico loro che l’ho appena fatta, ma la vogliono nuovamente. Davanti a noi lo spettacolo del treno con persone ammassate, altro che metro di distanza. Mi chiedo, perché preoccuparsi di una seconda autocertificazione davanti allo spettacolo di persone provenienti da tutto il modo chiuse in pochi metri quadrati». «Credo di non essere stata contagiata. Sono in quarantena nella mia cameretta, non ho abbracciato nemmeno i miei. Lavoro da casa e aspetto fiduciosa».

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