Aversa, l’inferno del Pronto Soccorso: caos e disagi ormai all’ordine del giorno

di Livia Fattore

“Chiudete il Pronto Soccorso dell’Ospedale di Aversa. È una vergogna. È un’offesa per chi si reca in un luogo dove dopo pochi minuti ti viene solo voglia di scappare via”. A parlare un’avvocatessa aversana, A.T., reduce da un’attesa durata oltre sei ore e che ha coinvolto l’anziana madre. Ancora una volta ad essere sotto accusa è quella “trincea” in cui si è trasformato da anni il reparto di Pronto soccorso dell’ospedale “San Giuseppe Moscati” di Aversa, spesso teatro di aggressioni a medici e infermieri da parte di pazienti o loro parenti.

Un Pronto soccorso, non si può non ricordarlo ogni volta che se ne parla, che serve una platea immensa. Ad esso, infatti, fanno ricorso non solo le popolazioni dei diciannove comuni dell’Agro Aversano, ma anche quelli di tanti comuni dell’hinterland settentrionale di Napoli, insoddisfatti dei servizi offerti dai nosocomi presenti sui propri territori. Non a caso, infatti, le prestazioni erogate dal pronto soccorso del Moscati sono secondo, per numero annuo, solo a quelle dell’analogo reparto del Cardarelli di Napoli, il più grande ospedale del Mezzogiorno.

Alla professionista fanno seguito una serie di considerazioni tra chi critica e chi difende il Pronto soccorso del nosocomio normanno. La signora Flora, ad esempio, racconta una propria esperienza negativa: “Condivido in pieno. E per ben due volte a distanza di tempo sono andata all’ospedale di Marcianise. Gentili, bravi e massima disponibilità”. Valentino giustifica lo stato di cose: “Il problema è che il personale è poco, io ci sono stata più volte e veramente si fanno in quattro. Inoltre, è un ospedale che accoglie tutti i paesi dell’Agro Aversano (che non son pochi). Spero che la situazione migliori perché è veramente un peccato”.

Arriva anche la testimonianza direttamente di chi al Pronto soccorso del Moscati ha lavorato, come Rosaria, infermiera: “Lavorarci dentro è una cosa, ma aspettare fuori è ben altro. Posso dirvi che sono scappata nel lavorare lì. Sapete il perché? Adesso ve lo spiego: il personale è veramente poco e gli utenti tantissimi. Visto che si parla tanto male del pronto soccorso di Aversa, vi suggerisco di verificare presso altri ospedali.  Moscati vengono persone anche dalla provincia di Napoli che hanno altri ospedali nelle vicinanze. Non sapete lo stress che subiscono tutti i santissimi giorni le persone che vi lavorano. Chi è fuori ha tutte le ragioni di questo mondo. L’attesa è lunga. Lo sapete il perché? Perché sono tantissimi e noi pochi. Poi non dimenticate che da noi i codici gialli sono in un numero altissimo, per non dire quanto arriva quello rosso. E vi assicuro che riescono a salvare le persone. Ripeto, da fuori è una cosa, ma a lavorarci dentro è altra”.

Quasi a certificare ufficialmente le lunghe attese che si registrano al pronto soccorso dell’ospedale aversano giungono le parole di Bruno Tornincasa, dall’estate scorso succeduto ad Angela Maffeo sulla scomoda poltrona di direttore sanitario del nosocomio normanno. “Purtroppo, – ha dichiarato, infatti, il dirigente – siamo di fronte ad una situazione nota. Non possiamo e non intendiamo nascondere ciò che è vero.  Al momento stiamo puntando sulla collaborazione che stiamo chiedendo a tutti gli addetti al reparto tenuto conto dell’atavica carenza di personale che attanaglia il pronto soccorso dell’ospedale. A breve, da quanto sappiamo, dovrebbero arrivare ad Aversa delle nuove unità. Da parte nostra, cerchiamo di fare il possibile per soddisfare le esigenze di un bacino di utenza immenso e spesso ci riusciamo grazie all’abnegazione di tutti gli addetti al Pronto soccorso”. Accanto al problema delle lunghe attese, spesso causato da pazienti che potrebbero semplicemente rivolgersi alla guardia medica, vi è quello altrettanto importante della sicurezza degli addetti, dai medici agli infermieri ai vigilantes. Tutte persone che sono alla mercé dell’esagitato di turno.

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