Vibo Valentia, chiuso in un sacco e gettato vivo nel fiume: un arresto per omicidio Vangeli

di Redazione

E’ stata ribattezzata “Amore letale” l’operazione che ha portato i carabinieri della compagnia di Vibo Valentia a fare sull’omicidio di Francesco Domenico Vangeli, 26enne di Scaliti di Filandari, ucciso per motivi abietti e in maniera atroce. Sottoposto a fermo di indiziato di delitto Antonio Prostamo, 30 anni, nipote dei boss Nazzareno Prostamo, ergastolano, e Giuseppe, assassinato il 4 giugno 2011, ovvero gli storici capiclan di San Giovanni di Mileto.

La vittima, come emerso dalle indagini, sarebbe stata attirata in un tranello a casa dei Prostamo, a San Giovanni di Mileto, con la scusa di dover realizzare un tavolino in ferro battuto, essendo Vangeli un artigiano come il padre Valerio. A quel punto, Vangeli veniva attinto da colpi di fucile, poi, ancora vivo e agonizzante, chiuso in un sacco nero e gettato nel fiume Mesima, da lì disperso in mare. L’arma del delitto non è stata ritrovata. Ma le indagini proseguono, anche per assicurare alla giustizia ulteriori complici.

All’origine dell’omicidio vi sarebbe una ragazza pretesa da Prostamo per dimostrare la propria “superiorità” sulla comunità e “marcare il territorio”. Ragazza che risiederebbe proprio con i Prostamo e non avrebbe inteso fornire alcun tipo di collaborazione. Antonio Prostamo avrebbe minacciato di morte e addirittura di scioglierlo nell’acido con messaggi whatsapp indirizzati sul telefono cellulare utilizzato da Vangeli, sequestrato e analizzato dai carabinieri. Un fratello di Antonio Prostamo, Giuseppe, anch’egli indagato nella vicenda ma già detenuto per altro, avrebbe invece vantato dei crediti di droga da Vangeli, il quale gli avrebbe pure sottratto un’arma da fuoco poi rinvenuta nelle disponibilità del padre a Pisa.

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