Napoli, furbetti del cartellino al Cardarelli: 62 indagati, bambino timbrava per la madre

di Redazione

La procura di Napoli ha notificato 62 avvisi di garanzia nei confronti di altrettanti dipendenti dell’ospedale Cardarelli che dopo avere timbrato abbandonavano il posto di lavoro. I “furbetti” sono stati immortalati dalle telecamere installate dagli investigatori mentre marcavano il badge anche per i colleghi. Per loro si ipotizza il reato di truffa e la violazione della cosiddetta “legge Brunetta”.

Gli impiegati timbravano e lasciavano l’ospedale per seguire altre attività private. Nei video, ripresi dalle telecamere installate dai poliziotti nei pressi del dispositivo marcatempo di uno solo degli ingressi dell’ospedale, si vede anche un giovane tra 12 e i 13 anni, che indossa un cappellino di colore scuro, figlio di una dipendente del Cardarelli, che “timbra” il badge per conto della madre la quale, quel giorno, invece di andare a lavorare, è rimasta a casa. I dipendenti ora rischiano il licenziamento in tronco.

Tra i destinatari dei 62 avvisi di garanzia figurano anche due medici: uno in servizio in pneumologia e l’altro in oncologia. In quest’ultimo reparto, mediamente, mancavano 8-9 dipendenti al giorno. Una situazione, è stato sottolineato dagli investigatori, che ha reso quella sezione molto meno efficace. Sguarnito, o quasi, è risultato anche il reparto centralinisti.

Tra gli indagati anche un sindacalista e il consigliere di un Comune del Napoletano. L’inchiesta – che riguarda gli anni tra il 2014 e il 2017 – prende spunto da un’altra attività investigativa, che risale a qualche anno fa, incentrata sulla turnazione autonoma dei lavoratori del centralino del Cardarelli. Da quanto emerso, i dipendenti passavano nel rilevatore di presenze 2-3 badge alla volta. Talvolta entravano in servizio mentre in altre occasioni abbandonavano il posto di lavoro.

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