Appiccavano incendi nel Casertano per facilitare caccia al cinghiale: nei guai due ragazzi

di Redazione

Una serie di incendi che sarebbero stati appiccati per agevolare la caccia al cinghiale. Nella mattinata del 2 luglio, i carabinieri della stazione forestale di Calvi Risolta e dei reparti di Formicola e San Gregorio Matese, nel Casertano, hanno sottoposto ad obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, su disposizione della Procura di Santa Maria Capua Vetere, due giovani: A.D.B., 24 anni, e C.D.S., di 20, gravemente indiziati di avere, in concorso tra loro, appiccato tre distinti incendi boschivi di natura dolosa, sul versante est del “Monte Maggiore”, tutti verificatisi sul territorio di Rocchetta e Croce, con l’aggravante per aver danneggiato un bene protetto e cagionato un danno grave, esteso e persistente all’ambiente.

Il primo dei tre incendi boschivi, risalente al 16 luglio 2018, si verificava in località “Fionlolaturo”, nota anche come “Rena Bianca”, su una superficie di circa 500 metri quadrati ricoperta da un soprassuolo di specie quercine e di conifere. Il secondo, risalente al 13 agosto 2018, veniva appiccato in località “Monte Vetrine” su una superficie di circa 4mila metri quadrati di un bosco ceduo di essenze quercine. Il terzo, più recente, l’11 giugno scorso, in località “Fontana Loreta”, in adiacenza alla strada provinciale 194, interessando circa 5mila metri quadrati di un bosco ceduo di essenze quercine. Tutte le zone colpite sono sottoposte a vincolo idrogeologico, paesaggistico e legato all’appartenenza alla rete “Natura 2000” quale area Sic.

Le attività investigative avevano già avuto inizio l’anno scorso quando si era notata la presenza sospetta di un ragazzo e di una ragazza che si aggiravano, nei luoghi interessati dall’incendio boschivo verificatosi a Rocchetta e Croce il 16 luglio 2018, a bordo di una Fiat Grande Punto. Con l’aiuto di una telecamera di videosorveglianza presente nella zona interessata dall’incendio, i militari notavano tre passaggi lenti della stessa autovettura con a bordo la coppia. Risultava, inoltre, fondamentale l’apporto di un testimone che era presente in zona e che carpiva una frase che si scambiavano i due ragazzi, sintomatica dell’azione delittuosa appena posta in essere, ovvero il ragazzo chiedeva conferma alla ragazza se l’incendio fosse divampato.

Gli elementi indiziari raccolti inducevano la Procura sammaritana a disporre il monitoraggio degli spostamenti della Fiat Grande Punto guidata da A.D.B.. L’attività tecnica permetteva di abbinare la concomitante presenza dell’autovettura in occasione dell’innesco dei successivi altri due incendi boschivi (il 13 agosto 2018 e l’11 giugno 2019) a Rocchetta e Croce, e si accertava la presenza contemporanea di entrambi i ragazzi a bordo della Grande Punto attraverso la visione di una telecamera di sorveglianza presente nella zona oltre che direttamente dalla polizia giudiziaria. Gli investigatori hanno ipotizzato che gli indagati abbiano agito con lo specifico intento di avvantaggiare l’indagato A.D.B. nella pratica della caccia al cinghiale, ovvero per concentrare gli animali selvatici in un determinato areale al fine di rendere molto più agevole l’abbattimento e la cattura a mezzo di trappole “lacci” poiché gli ungulati non frequentano le aree che sono state percorse dalle fiamme.

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