Aversa, reparto di Ematologia da “incubo”? La denuncia e la replica della dirigenza

di Antonio Arduino

La sua relazione dei fatti non è dettata da sentimenti legati al lutto subìto, poiché prevedibile e previsto, ma da quello che ha potuto vedere con i suoi occhi, in qualità di infermiere professionista, nel reparto di Ematologia dell’ospedale “Moscati” di AversaAndrea Andreucci, in servizio all’unità operativa di emergenza territoriale del 118 degli ospedali romagnoli di Riccione e Rimini, in una mail inviataci in redazione racconta e denuncia la situazione che ha trovato all’interno del reparto del nosocomio casertano.

“Sono accorso qualche giorno fa all’ospedale di Aversa – riferisce Andreucci – per un mio caro ricoverato presso il reparto di Ematologia. Mi sono approcciato alla struttura conscio di trovare ferrei divieti applicati al fine di garantire la sicurezza dei pazienti di quella unità operativa; struttura che, preciso, accoglie pazienti con leucemia acuta sottoposti a regimi chemioterapici. Con mio enorme stupore sono entrato in una degenza ai limiti della fatiscenza: vetri rotti riparati con pannelli utilizzati prima in cantieri edili, nessun dispositivo di protezione, nessun filtro, nessun distributore di soluzione disinfettante per le mani, tranne alcuni ammennicoli rotti appesi alle pareti che naturalmente erano sprovvisti della soluzione. Nel reparto mancava qualsiasi dispositivo per garantire il corretto contatto tra gli operatori, i visitatori ed i pazienti ricoverati: non vi erano camici monouso per nessuno, così come i calzari, copricapo o guanti. Solo delle mascherine chirurgiche erano poste all’interno della stanza di degenza, al fianco del paziente. Il personale medico in servizio pomeridiano lavorava in abiti civili, senza divisa insomma, indossando solamente il classico camice da medico, mentre l’infermiere utilizzava solo i pantaloni della divisa, per il resto erano chiaramente abiti personali (una t-shirt dalle marche più fantasiose)”.

In tutte le ore trascorse nella struttura Andreucci sostiene di non aver “mai visto un cambio di guanti tra un paziente e l’altro. Mai un camice monouso indossato, nessun rispetto delle buone pratiche. Sacche contenenti urina trasportate con disinvoltura nei corridoi a mani nude e per un attimo appoggiate a terra per rispondere alle esigenze di un degente. Operatori socio-sanitari e infermieri in servizio sono entrati nella stanza di degenza due volte nel turno di notte: alle 22.00 ed alle 06.10. Nessuna vigilanza, nessun contatto, nessuna prestazione erogata neanche quella che doverosamente un essere umano dovrebbe dare ad un 60enne che sta morendo, ovvero uno sguardo”.

“La struttura, – continua Andreucci – sicuramente obsoleta e non adatta a camere di isolamento, con molte finestre aperte per garantire quel minimo di ventilazione necessaria a sopperire alle carenze dell’impianto di condizionamento: peccato che sul balcone si trovano escrementi di volatili in grandi quantità. Il personale non sanitario addetto alle pulizie accedeva alle stanze di degenza senza alcuna precauzione indossando improbabili divise e continuando ad usare gli stessi presidi per pulire il pavimento utilizzati nelle stanze precedenti. Tutto questo, ribadisco, si è svolto in un reparto di Ematologia! Alle 06.50 tutto è finito, naturalmente è spettato ai parenti comunicarlo ai sanitari!”.

Alle 10 del mattino Andreucci riferisce di aver contattato telefonicamente il coordinatore del reparto per informarlo che avrebbe proceduto a rendere pubblica questa vicenda: “Lui – spiega l’infermiere romagnolo – ha asserito che tutto è dovuto ad una mancanza di organico, che il materiale è presente ma che non viene utilizzato, che le buone pratiche non sono conosciute dal personale”. “Allibito e arrabbiato – conclude – faccio a voi questo racconto, non per il mio caro che adesso non è più tra noi, ma per il fatto che nel letto da lui occupato fino a questa mattina oggi vi sarà un’altra persona. Un’altra persona che, spero, riceva, grazie a questa mia denuncia, prestazioni efficaci ed efficienti, erogate da professionisti veri, competenti, attenti e soprattutto Umani”.

Il responsabile del reparto: “Fandonie, mai vista questa persona” – La descrizione dettagliata delle “inefficienze” evidenziate dall’operatore sanitario è tale da dare la sensazione che l’Ematologia sia un reparto allo sbando. In realtà l’infermiere in servizio in Romagna avrebbe scritto “fandonie, è una persona che non ho mai visto in 40 giorni di degenza del paziente”, commenta Clemente Martone, responsabile del reparto che ogni giorno è presente in Ematologia. Sintetica la replica del responsabile del reparto che invita Pupia a fare un giro per toccare con mano la realtà.

La direttrice Maffeo: “Indagine interna avviata” – Dettagliata è la risposta della direttrice sanitaria dell’ospedale aversano Angela Maffeo. “Oltre ai tanti lavori di adeguamento ed ammodernamento fatti e in corso stiamo rinnovando tutto l’insieme dei carrelli terapia, carrelli girovisite, carrelli di emergenza, lavapadelle, imbottiti” afferma aggiungendo in risposta alle osservazioni dell’operatore sanitario romagnolo: “Ultimamente l’Ematologia soffre come tutto l’ospedale del pensionamento e delle malattie del personale. Il caldo di questi giorni ha fatto anticipare le ferie a qualche dipendente ma tutto quanto detto non toglie che l’Ematologia rimane uno dei reparti più positivi e di eccellenza del nostro ospedale”.  “Siamo continuamente, lo possiamo documentare dalle comunicazioni dei posti letto – continua Maffeo – a bonificare le stanze man mano che vengono dimessi pazienti critici, così come viene cambiato tutto il lavanolo”. “Rimane da precisare – sottolinea – che non abbiamo pazienti infettivi ma immunodepressi, per i quali vengono prese tutte le necessarie precauzioni”.  “Se il personale che deve vigilare sul corretto comportamento dei dipendenti non l’ha fatto – continua la dirigente – lo scopriremo dall’indagine interna avviata”. “Certo è – conclude – che persone esterne inopinatamente presenti in reparti così delicati indicano che non sono osservati correttamente gli orari di visita e il personale di turno che lo ha permesso sarà segnalato alla commissione di disciplina”.

Il reparto tecnico: “Lavori di manutenzione già in corso” – Quanto alle osservazioni sui vetri rotti, sostituiti da pannelli di legno, e alla presenza di escrementi di volatili sui balconi, evidenziati nella nota stampa, è bastato contattare il servizio tecnico per sapere che nell’ambito dei lavori di manutenzione già in corso sono stati sostituiti infissi, tapparelle e cassonetti in tutte le stanze di degenza per garantire la dovuta sicurezza e comfort dei pazienti e dei visitatori. Sempre per ragioni di sicurezza nel solo locale di tisaneria, in attesa della messa in posa del nuovo infisso, è stato posizionato un pannello di protezione essendo lesionato il vetro del vecchio infisso. Circa la presenza di escrementi di volatili questa, che è solo temporanea, è dovuta alla necessità di rimuovere i dissuasori per piccioni dai davanzali dovendo installare i nuovi infissi. Quanto all’impianto di climatizzazione, anch’esso malfunzionante secondo la nota, dall’ufficio tecnico fanno sapere che funziona regolarmente garantendo un corretto microclima. Dunque, l’operatore sanitario romagnolo nella sua visita alla persona cara, limitata, stando a quanto si legge nella nota trasmessa alla stampa, ad un solo giorno avrebbe visto solo la facciata di una realtà che a quanto pare è diversa da quella segnalata.

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