Venezuela, Guaidó invoca rivolta militare. Maduro: “Colpo di Stato”

di Redazione

Il leader dell’opposizione Juan Guaidó ha lanciato un appello per una rivolta militare in Venezuela in un breve video nel quale appare circondato da soldati pesantemente armati. “Il momento è adesso”, ha detto Guaidó. Con lui anche l’attivista Leopoldo Lopez, che ha annunciato di essere stato liberato dalle forze armate e ha invitato tutti i venezuelani a scendere in piazza pacificamente.

Il centro della rivolta guidata da Guaidò è il distributore Altamira, uno svincolo di accesso alla città che si trova vicino alla base militare di La Carlota, a Caracas. Secondo vari media internazionali, sul ponte vicino alla base si sono uditi spari, sono stati lanciati lacrimogeni e almeno una persona sarebbe rimasta ferita. Alcuni manifestanti si sarebbero impadroniti di due autoblindo messe di traverso sulla strada, mentre, secondo i media ufficiali, un gruppo avrebbe cercato di penetrare nella base militare, ma l’operazione non avrebbe avuto successo.

Dall’altro lato il ministro dell’Informazione del governo Maduro, Jorge Rodriguez, annuncia: “Informiamo il popolo del Venezuela che in questo momento stiamo affrontando e neutralizzando un ridotto gruppo di militari traditori che hanno occupato il Distributore Altamira per promuovere un colpo di Stato contro la Costituzione e la pace della Repubblica. A questo tentativo si è unita l’ultradestra golpista e assassina, che ha annunciato il suo piano violento da mesi. Chiamiamo il popolo alla massima allerta”.

Il vicepresidente del Partito socialista unito del Venezuela (Psuv), Diosdado Cabello, ha invitato tutti i chavisti a recarsi al Palazzo presidenziale di Miraflores per difendere la Costituzione e il presidente Nicolas Maduro). “Stiamo sventando un tentativo di golpe di un piccolo gruppo dell’ultradestra appoggiato da ex militari, da pochi elementi dei servizi di intelligence Sebin e dell’esercito bolivariano”, ha aggiunto Cabello parlando in una telefonata trasmessa dalla tv di Stato di “una piccola rivolta di militari traditori sostenuti dagli Stati Uniti”. Cabello ha anche minimizzato la portata degli eventi, affermando che a Caracas regna la calma e che la base aerea di Carlota dove i militari ribelli si sono raccolti insieme a Guaidó “non è stata toccata”.

Su Twitter, Guaidó ha scritto: “La gente del Venezuela ha iniziato la fine dell’usurpazione. In questo momento incontro le principali unità militari delle nostre forze armate che iniziano la fase finale dell’Operazione Libertà”. L’autoproclamato presidente, avversario politico di Nicolas Maduro, ha poi annunciato che “e forze armate nazionali hanno preso la decisione giusta, hanno il sostegno del popolo venezuelano, con l’approvazione della nostra Costituzione, con la garanzia di essere dalla parte giusta della storia. Per dispiegare le forze per raggiungere la cessazione dell’usurpazione”.

“Non appoggeremo un colpo di Stato in Venezuela”. La posizione di Madrid, tra i primi Paesi a riconoscere Juan Guaidò come presidente ad interim, è chiara. Di fronte all’appello del leader dell’opposizione venezuelano ad una rivolta delle forze armate, il governo spagnolo invita ad “evitare uno spargimento di sangue”. “Sosteniamo un processo democratico pacifico” e chiediamo “l’immediata convocazione delle elezioni”, ha detto la portavoce di Pedro Sanchez, Isabel Celaa.

Al contrario, gli Stati Uniti si sono dichiarati del tutto a favore dell’Operazione Libertà di Guaidò. “Il governo Usa sostiene il popolo venezuelano nella sua richiesta di libertà e democrazia. La democrazia non può essere sconfitta”, ha twittato il segretario di stato Mike Pompeo. “L’esercito – ha scritto su Twitter anche il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca John Bolton – deve proteggere la costituzione e il popolo. Deve stare dalla parte dell’assemblea nazionale e delle legittime istituzioni contro chi usurpa la democrazia”.

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