Truffa da 70mila euro con un sistema da “Mission: Impossible”: denunciato 40enne di Aversa

di Redazione

Una truffa da 70mila euro ai danni di un imprenditore vitivinicolo di Maglie (Lecce) quella messa in atto da un 40enne di Aversa, L.P., attraverso la deviazione su un’altra linea delle telefonate che doveva ricevere una banca per garantire la regolarità degli assegni.

E’ successo a Maglie, in provincia di Lecce. A darne notizia Il Corriere Salentino. Dall’indagine, coordinata dal pm Stefania Minnimi, partita dalla denuncia dell’imprenditore, è emerso che l’aversano si sarebbe presentato a quest’ultimo sotto falso nome, “Luca Rivoli”, per chiedere un preventivo di acquisto di uno stock di bottiglie di vino. Ottenuto il preventivo via mail, il truffatore dichiarava di accettarlo e, quindi, di voler portare a termine l’acquisto, partendo con un ordine di 9mila bottiglie, per un importo di oltre 35mila euro, concordando il ritiro della merce per il giorno successivo. Le fatture, come da sua indicazione, dovevano essere intestate ad una certa “Anna Saporito”.

Il giorno dopo si presentava in azienda un uomo incaricato da Luca Rivoli, consegnando all’imprenditore un assegno circolare non trasferibile relativo all’importo pattuito, emesso il 9 novembre dalla Deutsche Bank di Caserta. Ottenuta la conferma da parte della Unicredit, banca di cui è correntista l’imprenditore, che l’assegno era stato emesso correttamente, si autorizzava il carico di 9mila bottiglie.

Qualche ora dopo, Luca Rivoli chiedeva un’ulteriore fornitura di altre 9mila bottiglie di vino. Il 13 novembre si ripresentava in azienda lo stesso autotrasportatore con un altro assegno circolare, portando via la merce. Trascorsi alcuni giorni, l’imprenditore salentino scopriva il raggiro: entrambi gli assegni non erano validi. Gli investigatori accertavano che i responsabili della truffa avevano manomesso i collegamenti della linea principale della Deutsche Bank, deviando le telefonate in entrata verso altre utenze da loro stessi gestite. In tal modo, spacciandosi per dipendenti della banca, rassicuravano i “colleghi” della Unicredit sulla regolarità degli assegni.

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