“Il Manicomio di Malta”: Vito Flavio Valletta racconta il suo romanzo

di Gabriella Ronza

Spegne la sua prima candelina “Il Manicomio di Malta”, romanzo di esordio del giovane autore e biologo Vito Flavio Valletta. Un giallo dalla caratura particolare, tendente al thriller o, ancor meglio, al noir. La quarta di copertina desta fin da subito grande curiosità: “Un anno fa sono scomparse due persone: Andrew Robinson e Benjamin Smith. Nessuno sa dove siano. Nessuno sembra dar peso alla loro scomparsa. L’agente speciale Harry White ha deciso di cercarli. Ma ora vorrebbe non averlo mai fatto”. Un’ambientazione esotica, un mistero da risolvere e la giusta dose di suspence, sono queste le caratteristiche preponderanti del romanzo, considerando le parole dell’autore.

Valletta nasce a Capua (Caserta) nel 1991. Vive e cresce nella vicina Santa Maria Capua Vetere dove compie tutto il suo processo di formazione scolastica. Partecipa come attore di teatro in ruoli minori alle tragedie “Medea” ed “Edipo Re”, (2008 e 2009, rispettivamente) mentre come protagonista nella commedia “Il Ventaglio” (2010). Tutti e tre gli spettacoli furono diretti dal regista Sergio Iorio. Sebbene il teatro fu la sua prima fonte di ispirazione, l’idea di scrivere un libro matura nel 2013. Questo libro è il frutto di tanti viaggi e ricerche. Nel 2015 si laurea in Biotecnologie presso il Dipartimento di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali – Seconda Università degli Studi di Napoli (attuale Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli). Nel 2018 consegue la laurea magistrale in Biologia presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”.

E’ passato un anno dalla pubblicazione del suo romanzo di esordio. Quanto crede di essere cresciuto come autore e quanto, secondo lei, questa crescita ha influenzato la sua scrittura? Diciamo che tutto si è evoluto in maniera veloce. Ancora non riesco a credere che sia passato un anno. Come autore sono cresciuto molto e sono entrato in questo nuovo mondo dell’editoria. Spesso gli scrittori e gli autori si costruiscono intorno dei personaggi e delle facciate, ma io cerco di essere quanto più spontaneo e naturale possibile. La mia scrittura, contestualmente, è cresciuta e continua  a maturare. 

Direbbe che la sua è stata un’esperienza editoriale positiva? Ora che è passato un anno, posso affermare che l’esperienza avuta è positiva. Come detto precedentemente, il mondo dell’editoria era estraneo alle mie conoscenze. Dunque, ho deciso di entrarci in punta di piedi senza alcuna boria o presunzione. Ho un buon rapporto con il mio editore (Nulla Die), il quale mette tanto impegno e tanta passione in ciò che realizza. Cerca di crescere costantemente e, di conseguenza, cerca di dare il giusto risalto a tutti noi autori. Proprio per questo lo apprezzo tanto. 

Il pubblico come ha accolto il suo romanzo? Il pubblico è rimasto molto sorpreso. Non si aspettava minimamente che io potessi essere un autore. Nei primi mesi si è creato intorno a me un alone di curiosità che, in un certo senso, mi ha fatto anche molto piacere. Sicuramente non mi aspettavo che il pubblico potesse rispondere in maniera così forte. Non nascondo che c’è stata anche qualche critica, come è giusto che sia per un esordiente, che, ovviamente, ho colto senza alcun rancore. Anzi, è stato uno stimolo in più. 

E’ stato ispirato da qualcosa o qualcuno per la stesura? Qual è la genesi del romanzo? A dir la verità, nessuno sapeva che io stessi scrivendo un libro, genitori e fidanzata compresi. Ho deciso di non informare nessuno poiché non immaginavo l’esito del progetto. Se non fosse andato a buon fine, a saperlo, sarei stato solo io e non avrei creato nelle persone a me vicine un sentimento di delusione. Per il romanzo e per la sua genesi, ho preso spunto da un racconto di Poe. Partendo da lì, ho poi creato i contorni, i personaggi e tutto il resto della storia. Più che un giallo o un thriller, amo definire il mio romanzo un “noir” proprio per via dei contorni che vi ho delineato. 

Cosa si sente di consigliare ai giovani che vogliono diventare autori? In particolar modo, mi riferisco alla scelta della casa editrice. Di non arrendersi mai e, sopratutto, di aprire la mente. Aprendo la mente si possono realizzare delle cose meravigliose. Nella scelta della casa editrice, invece, vi dico: temporeggiate! Non date il vostro assenso subito alla prima proposta della prima casa editrice che vi contatterà, leggete bene i contratti e siate, in particolar modo, attenti all’editoria a pagamento. 

C’è stato un particolare evento (fiera, presentazione o altro) che le resterà sempre nel cuore? Sicuramente la prima presentazione nella libreria della mia città. Fu tutto molto bello ed emozionante. Solo quando mi accomodai sulla poltrona per dare inizio alla presentazione realizzai che tutte quelle persone erano lì per me. La ricorderò per sempre. 

La cosa più bella che le ha detto un lettore. Che il mio romanzo fosse “cinematografico”. Addirittura, l’ambientazione ed altre caratteristiche del romanzo vennero paragonata al film di Scorsese, Shutter Island, ed a David Lynch, autore della serie Twin Peaks. 

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