Lavoro nero in agricoltura: scoperti 131 irregolari fra Trento e Bolzano

di Redazione

La Guardia di Finanza del Trentino-Alto Adige, nel periodo tra il 1 settembre e il 31 ottobre scorso, ha eseguito, nelle province di Trento e Bolzano, 100 controlli nei confronti di aziende agricole impegnate nell’annuale raccolta delle mele e nella vendemmia. Su 39 delle 100 aziende ispezionate, 131 lavoratori erano irregolarmente impiegati, dei quali 107 completamente “in nero” e 24 iscritti a libro paga ma percettori di salari “fuori busta”. I responsabili delle imprese “irregolari” sono stati segnalati ai competenti Uffici del Lavoro, per quanto attiene alle violazioni relative all’illecito impiego della manodopera e all’Agenzia delle Entrate per i profili di carattere strettamente tributario.

Il 60% dei lavoratori irregolari individuati proviene dall’Unione Europea, con particolari picchi fra gli italiani (36%) e gli slovacchi (11%).  I lavoratori provenienti, invece, da zone extra Ue, Africa e Asia rappresentano il rimanente 40%, con una prevalenza di macedoni (14%). Tra questi ultimi, è stato scoperto anche un bracciante “in nero” (proveniente appunto da una provincia della Repubblica di Macedonia), privo di permesso di soggiorno e, quindi, clandestinamente presente sul territorio nazionale. Il datore di lavoro è stato denunciato alla Procura di Bolzano per violazione della legge “Bossi-Fini”, secondo cui l’impiego di lavoratori stranieri sprovvisti di permesso di soggiorno costituisce reato ed è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa di 5mila euro per ogni lavoratore impiegato.

Le aziende agricole visitate dalla Guardia di Finanza hanno presentato anomalie nel 39% dei casi mentre, a fronte di 630 lavoratori controllati, è stata riscontrata una percentuale d’irregolarità pari a circa il 21% della forza lavoro (un lavoratore non in regola ogni cinque impiegati).

Con riferimento al personale impiegato “in nero”, la disciplina di settore prevede l’applicazione della cosiddetta “Maxisanzione”, che, nei casi individuati, oscilla da un minimo di 1.500 a un massimo di 9mila euro per ciascun lavoratore irregolare.

L’attività ispettiva, condotta in stretto coordinamento con i due Servizi Ispettivi del Lavoro delle Province Autonome di Trento e Bolzano e, in una decina di casi, congiuntamente con funzionari dell’Inps, ha permesso di riscontrare un costo orario a carico dell’imprenditore variabile dai 7 ai 10 euro, nei casi di rapporti diretti tra impresa e lavoratore, e dagli 8 ai 12 euro nei casi di intervento di agenzie di intermediazione.

Proprio con riferimento a queste ultime figure, gli accertamenti condotti hanno consentito di scovare 5 intermediari abusivi (una persona fisica e 4 società, 2 italiane e 2 rumene), vale a dire soggetti che si occupano professionalmente di reperire manodopera per le imprese che ne hanno necessità ma che non sono iscritti all’Albo tenuto presso il Ministero del Lavoro.  In particolare, la persona fisica scoperta, di nazionalità macedone e con precedenti specifici di abusiva intermediazione, ha “fornito” 4 braccianti a un’azienda agricola, che li ha impiegati “in nero”. L’intermediario si faceva corrispondere 12 euro per ogni ora di lavoro prestata da ciascun dipendente, una parte dei quali venivano trattenuti a titolo di “provvigione”. Per una delle due società abusive rumene, invece, è stata acquisita la copia di un contratto d’intermediazione di manodopera, concluso con un agricoltore della bassa atesina, che indicava la tariffa da “riconoscere” per ogni lavoratore “intermediato”, pari a 0,30 euro l’ora.

Per tutti questi soggetti è scattata la denuncia per intermediazione illecita di manodopera, reato punito con l’arresto fino a sei mesi e l’ammenda da 1.500 a 7.500 euro. Durante le attività svolte nelle campagne dai finanzieri, non sono mancati i casi di lavoratori che hanno tentato di sottrarsi ai controlli, dandosi alla fuga tra i vigneti o dileguandosi nei boschi adiacenti e fingendosi cercatori di funghi.

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