Ospedale Aversa, Maffeo conferma: “Sì, avevo presentato dimissioni, poi le ho ritirate”

di Antonio Arduino

Aversa – Con una semplice dichiarazione rilasciata a Pupia la direttrice sanitaria dell’ospedale “Moscati”, Angela Maffeo, chiarisce il presunto giallo delle sue dimissioni. L’atto c’è stato e la motivazione era legata a diversità di vedute con la direzione, tant’è che le dimissioni sarebbero state già ritirate. “Solo diversità di vedute con la Direzione Sanitaria, poi rientrate. Così ho ritirato le dimissioni, soprattutto per il periodo pre-estivo”, afferma la dirigente senza far cenno al caos presente al Pronto soccorso per la cronica carenza di personale.

Un problema vecchio come il cucco, che si verifica puntualmente al Pronto soccorso nel periodo di luglio e agosto destinato alle ferie e che nessuno si è mai preoccupato di affrontare seriamente. Così come nessuno è mai intervenuto seriamente per impedire il trasferimento di decine e decine di medici assunti con concorsi specifici per il Pronto soccorso, consentendo ai vincitori dei concorsi di andare via quando volevano. Di questa situazione caotica ha colpa esclusivamente la politica, primo fra tutti il presidente della Regione Campania che inaugura ospedali, come quello “Del Mare”, o i Pronto soccorso, come quello del “Moscati” di Aversa, senza garantire la presenza di personale adeguato, cosicché non funzionano come dovrebbero trasformandosi in fonti di caos.

Quanto all’ospedale aversano, l’amaro in bocca viene dal fatto che sia stato potenziato al punto che oggi praticamente dispone di ogni tipo di servizio ma che se ne consenta la lenta morte per carenza di personale, malgrado la città abbia avuto ed abbia ancora oggi degli aversani a rappresentarla nel parlamento della Repubblica, senatori e deputati eletti dalla città di Aversa che nella sede istituzionale della nazione non hanno impegnato un poco di tempo per qualificare l’ospedale della loro città, dimostrando di non essere in grado neppure di portare il ministro della Salute di turno a visitare la struttura per toccare con mano la condizione in cui vive e comprendere la necessità di potenziarlo in termini di personale, facendo un’eccezione al Piano nazionale sanitario, dal momento che il “Moscati” è da sempre un ospedale di frontiera che dà risposta a mezzo milione di cittadini.

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