Nastri d’Argento, trionfa “Dogman” senza rivali

di Gaetano Bencivenga

Nella cornice elegante e suggestiva del Teatro Antico di Taormina si è tenuta la 73ma edizione dei Nastri d’Argento, la cerimonia più antica e gloriosa di consegna di premi al cinema nostrano. Gli allori vengono assegnati, annualmente, dal Sindacato Nazionale dei Giornalisti Cinematografici, che, per quanto riguarda i titoli dell’attuale stagione, non hanno avuto alcun dubbio nel decretare il trionfatore assoluto. “Dogman” di Matteo Garrone ha, infatti, dominato la competizione aggiudicandosi il bottino record di ben otto Nastri a film, regia, produttore, scenografia, montaggio (ex aequo con “Chiamami con il tuo nome” di Luca Guadagnino), sonoro in presa diretta, casting director, attori protagonisti, Marcello Fonte ed Edoardo Pesce.

La pellicola del regista romano, già presentata e premiata all’ultimo Festival di Cannes, girata, quasi interamente, a CastelVolturno, si ispira, liberamente, all’efferato omicidio del cosiddetto “Canaro” della Magliana ai danni del suo aguzzino, un giovane sbandato e tossicodipendente contro il quale si scaglia l’inattesa furia omicida del mite e sensibile proprietario di un piccolo negozio per la cura, il ricovero e la toelettatura dei cani. Un caso di cronaca violentissimo, che Garrone ha avuto la capacità di ricostruire secondo la cifra specifica del suo cinema iperrealistico e, a tratti, favolistico, nonostante il tema, sicuramente attento a sottolineare la profonda umanità dei personaggi.

Alquanto bene, si è comportato, anche, il tradizionale amico/rivale di Garrone, il napoletano Paolo Sorrentino, che, grazie alla riuscita dilogia “Loro”, incentrata sulla figura dell’ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ha portato a casa i prestigiosi riconoscimenti per la sceneggiatura, l’attrice protagonista Elena Sofia Ricci, gli attori non protagonisti Riccardo Scamarcio e Kasia Smutniak. Un dovuto tributo a un lungometraggio, diviso in due parti inscindibili, che, a dispetto delle molte perplessità iniziali, ha saputo mettere d’accordo pubblico e critica tramite la sua capacità di affrontare un soggetto arduo con leggerezza di tocco e serietà di intenti, affidandosi a una fotografia, indubbiamente, suggestiva. Sul lato brillante ha, invece, dominato lo spiritoso “Come un gatto in tangenziale” di Riccardo Milani, che si è aggiudicato i premi per la commedia, attore e attrice comici, rispettivamente Antonio Albanese e Paola Cortellesi.

Gli altri titoli, citati nel palmares e, sicuramente, reduci da un’annata molto positiva anche dal punto vista del botteghino, sono stati “Made in Italy” di Luciano Ligabue (soggetto), evidentemente a suo agio anche dietro la macchina da presa oltre che sul palco, l’ancestrale “Napoli velata” di Ferzan Ozpetek (fotografia), il realistico “A Ciambra” di Jonas Carpignano (costumi), il musicale “Ammore e malavita” dei Manetti Bros (colonna sonora e canzone originale), il cartoon “Gatta Cenerentola” di Alessandro Rak (per la qualità, l’innovazione e il coraggio produttivo). Meritatissimo Premio alla Carriera per l’istrione Gigi Proietti e applauditissimo Nastro Speciale ai cineasti Paolo e Vittorio (scomparso recentemente) Taviani per il sempre pregevole lavoro svolto nella loro ultima fatica a quattro mani “Una questione privata” tratta dall’omonimo romanzo di Beppe Fenoglio.

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