Casal di Principe, camorra: sequestrati beni all’ex imprenditore Luigi Ferraro

di Redazione

In esecuzione di un apposito decreto emesso dalla Sezione per l’applicazione di misure di prevenzione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, gli agenti della Questura e i finanzieri del comando provinciale di Caserta hanno sottoposto a sequestro immobili, tra le province di Caserta e Foggia, beni mobili registrati e rapporti finanziari per un valore di oltre 1 milione di euro, nella disponibilità di Luigi Ferraro, 54 anni, di Casal di Principe, già imprenditore nel settore del trattamento dei rifiuti. Il destinatario della misura è fratello di Nicola Ferraro, ex esponente politico di rilievo regionale (consigliere della Regione Campania eletto nelle fila dell’Udeur il 3 aprile 2005) e imprenditore sempre nel settore del trattamento dei rifiuti, già attinto nel 2017 da misura di prevenzione patrimoniale, unitamente al quale è stato definitivamente condannato, il 16 aprile 2015, con sentenza passata in giudicato per concorso esterno in associazione di tipo mafioso.

L’esecuzione del sequestro dei beni rappresenta l’epilogo della complessa e articolata attività investigativa svolta – con il coordinamento della Sezione per l’applicazione di misure di prevenzione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere – dalla Divisione Polizia Anticrimine della Questura di Caserta e dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Caserta che ha permesso di ricostruire gli “asset” patrimoniali e finanziari nella disponibilità, diretta e indiretta (tramite i suoi familiari), di Luigi Ferraro, considerati acquisiti con i proventi delle attività illecite commesse nel tempo. Come evidenziato nel provvedimento, “nell’ultimo ventennio Luigi Ferraro, insieme al fratello Nicola, per garantirsi il successo imprenditoriale ha intrattenuto rapporti di affari con i gruppi criminali che controllano il territorio casertano, in cui l’ex consigliere regionale Nicola ha intrapreso la sua carriera politica in modo da poter incrementare la propria influenza sugli organi decisionali degli enti locali e ottenere più facilmente l’aggiudicazione di appalti per la raccolta dei rifiuti solidi urbani, avendo ragione in tal modo di una, pur agguerrita, concorrenza. Pertanto, la pericolosità sociale di Luigi Ferraro è da ricollegarsi alla sua posizione di rilievo all’interno della consorteria facente riferimento alla famiglia Schiavone, egemone sul potente sodalizio criminale noto come ‘clan dei casalesi’, a tutt’oggi vivo e operante in modo dominante nell’area casertana e con ramificazioni in altre località italiane e all’estero”.

“Il monopolio di tale compagine criminale – si legge nella nota degli inquirenti – si sostanzia, tra l’altro, nel controllo sistematico delle attività economiche, anche attraverso la gestione esclusiva di interi settori imprenditoriali e commerciali, e tramite il conseguimento di concessioni e di autorizzazioni amministrative, l’acquisizione di appalti e servizi pubblici, nonché l’illecito condizionamento dei diritti politici dei cittadini in modo tale da influire sulla composizione e sulle attività degli organismi rappresentativi locali. Peraltro, esiste un diretto rapporto di affinità di Luigi Ferraro con il capo clan, Francesco Schiavone, detto ‘Sandokan’, capo indiscusso del menzionato sodalizio criminale, da molti anni ristretto in regime detentivo speciale 41-bis, invero, la moglie di Luigi Ferraro, Nicolina Schiavone, 49 anni, è cugina proprio di Francesco Schiavone. Rapporto familiare, questo, che ha determinato notevoli problemi alle società riconducibili ai fratelli Ferraro per l’acquisizione dei ‘certificati antimafia’, tanto da spingerli a realizzare le condotte di interposizione fittizia che sono state loro contestate in vari procedimenti penali”.

Una volta delineata la “pericolosità sociale qualificata” di Ferraro, al fine di disvelare l’origine del rilevante patrimonio dello stesso e del suo nucleo familiare, è stata acquisita, con riferimento all’ultimo ventennio, copiosa documentazione, tra cui i contratti di compravendita dei beni nonché numerosi altri atti pubblici che hanno interessato nel tempo l’intero nucleo familiare investigato, verificando poi, per ogni transazione, le connesse movimentazioni finanziarie sottostanti alla creazione della necessaria provvista economica. Il materiale così reperito è stato oggetto, pertanto, di circostanziati approfondimenti che hanno consentito di accertare che “gran parte dei beni entrati nella disponibilità di Luigi Ferraro e dei propri stretti congiunti è stata acquistata con proventi ottenuti grazie alla stretta contiguità dell’ex imprenditore al clan dei casalesi”.

In esecuzione del decreto sono stati, quindi, sottoposti a sequestro in vista della successiva confisca 2 fabbricati, 34 terreni, un’autovettura e disponibilità finanziarie presenti in numerosi conti correnti e conti di deposito a risparmio, per un valore stimato pari a oltre 1 milione di euro.

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