Aprilia, inseguito e picchiato perché “sospetto ladro”: muore marocchino

di Redazione

Inseguito perché ritenuto un ladro, finisce fuori strada con l’auto e muore mentre il compagno, alla guida, scappa. La vittima di questa caccia all’uomo, avvenuta nella notte tra sabato e domenica ad Aprilia (Latina), è un marocchino di 43 anni, Zaitouni Hady. Gli uomini che si son messi sulle sue tracce, due italiani di 46 e 43 anni – un autista e una guardia giurata, entrambi incensurati – sono stati denunciati per omicidio preterintenzionale.

Le circostanze sono ancora tutte da chiarire. All’1.40 di notte, in una strada chiusa, alcuni condomini si insospettiscono all’arrivo di una Renault Megane con targa straniera. I residenti si accorgono dell’ingresso dell’auto: la vettura appena arrivata, allora, fa retromarcia e scappa sgommando. Non è chiaro se gli abitanti dei palazzi abbiano organizzato una sorta di ronda, dopo alcuni furti avvenuti in passato, ma gli investigatori tendono ad escluderlo perché sul posto ci sono anche bambini. Tre persone decidono di salire su un’altra macchina dando il via a un inseguimento, sulla Nettunese, della durata di circa 5-6 minuti.

L’auto inseguita perde il controllo e va a sbattere contro un muretto a lato della carreggiata. Il conducente scappa e il passeggero fa in tempo a scendere, ma poi viene affrontato e aggredito da due dei tre occupanti dell’altro veicolo. Volano calci e pugni ma si deve aspettare l’autopsia per stabilire se le lesioni mortali siano state provocate dall’incidente o dalle percosse. Sulla Megane sono stati trovati degli attrezzi da scasso. Quel che è certo, da quanto emerso dalla visione dei filmati delle telecamere, è che la macchina straniera non è stata speronata e fatta finire fuori strada da quella degli inseguitori.

Uno dei due inseguitori, la guardia giurata, che si era allontanato dal luogo dell’incidente, si è presentato domenica sera dai carabinieri di Aprilia con il suo avvocato. In lacrime ha sostenuto di non essere responsabile della morte dello straniero. Contemporaneamente, i carabinieri, agli ordini del colonnello Gabriele Vitagliano, che guida il comando provinciale dell’Arma, hanno sentito l’altro indagato, che lavora come l’autista e che era rimasto sul luogo dell’incidente, ma quest’ultimo avrebbe praticamente fatto scena muta.

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