Napoli, Mario Martone al Museo Madre: 40 anni in film-flusso

di Redazione

Mario Martone al Museo Madre di Napoli: si è aperta la prima retrospettiva dedicata al regista napoletano, che ripercorre quarant’anni tra teatro, cinema, opera lirica e azioni performative, e che “mette in scena” i visitatori-spettatori di un film-flusso della durata di nove ore e mezzo. Al centro della sala buia posizionate, su una pedana, trentasei sedie girevoli, ciascuna collegata ad una cuffia con accesso diretto ai canali audio corrispondenti a quattro schermi. Un allestimento che rielabora musealmente lo spettacolo teatrale di Martone del 1986, “Ritorno ad Alphaville”, ispirato al film di Jean-Luc Godard. Lo spettatore potrà così orientare la propria attenzione girando la seduta per seguire alternativamente l’andamento delle proiezioni del film e cogliere, oltre che le singole immagini, anche le possibili connessioni visive o tematiche fra di esse. Dalla “Salita” di Tony Servillo sul Vesuvio alla “Ginestra” del “Giovane Favoloso”, dalle performance, anche inedite e rare, di attori come Andrea Renzi e Renato Carpentieri, alle immagini di Lucio Amelio e a quelle di uno sconosciuto Dogman-Marcello Fonte comparsa al teatro Valle occupato, fino alle tante declinazioni del percorso di Martone su Edipo (un film nel film di un’ora): il materiale è ricco e per questo si potrà tornare al museo con lo stesso biglietto per continuare la visione.

“Ogni mio lavoro nasce da una tabula rasa e per questo ognuno è così diverso dall’altro. – dice Martone – Ma c’è un processo che li collega e li unifica tutti, un fluire dell’esperienza che da mia personale si fa collettiva, che in questa mostra è possibile cogliere per la prima volta nel suo insieme. Per me è molto significativo che questo accada in un museo di arte contemporanea come il Madre, perché ho sempre guardato agli artisti Fluxus (da John Cage a Joseph Beuys) come a un grande esempio di libertà e di vitalità”. E non a caso il suo prossimo film “Capri batterie”, in sala in autunno, ha lo stesso titolo dell’opera (una lampadina gialla che idealmente prende energia da un limone) che il tedesco Beuys realizzò nel 1985 con il gallerista napoletano Lucio Amelio. Uno scenario che viene evocato all’ingresso della mostra, curata da Gianluca Riccio, dall’immagine di un bosco e da alcuni materiali di scena.

Prodotto dalla Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee con fondi Poc della Regione Campania, il film (documenti e video anche inediti, immagini di repertorio, brani di film, riprese di spettacoli teatrali) entra a far parte della collezione permanente del museo regionale, ed è realizzato con il supporto della Fondazione Campania dei Festival-Napoli Teatro Festival Italia. “‘1977 2018. Mario Martone Museo Madre’ è a tutti gli effetti un percorso espositivo inedito che, nel suo allestimento museale, va ad arricchire il patrimonio della Fondazione. – spiega Laura Valente, presidente della Fondazione Donnaregina – Si contribuisce, così, a ridefinire l’identità e la fruizione stessa del museo: uno spazio fisico in cui si concretizzano i principali spunti estetici che Napoli ha saputo esprimere nel dibattito sul contemporaneo dagli anni Sessanta ad oggi. La mostra, inoltre, conferma il sistema virtuoso di relazioni non solo economiche, che comprendono la collaborazione con Campania dei Festival e la produzione esecutiva di Pav”. Per il direttore Andrea Viliani l’omaggio a Martone 2è un passaggio importante nella storia di un museo performativo come il Madre ed è frutto di due anni di lavoro. Dopo il 3 settembre il film potrà essere riproposto poi in altre sedi”.

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