Aversa, “Inferno al Pronto Soccorso”: clima di “resa” nonostante l’emergenza

di Nicola Rosselli

Inferno Pronto Soccorso. All’ospedale “San Giuseppe Moscati” di Aversa, archiviata l’inaugurazione in pompa magna, alla presenza dello stesso governatore della Campania, Vincenzo De Luca, la situazione non è cambiata. Certo i locali sono migliorati, gli spazi sono più consoni ai bisogni, così i macchinari, ma mancano i medici per assicurare l’operatività. Non sono bastate le promesse, gli incontri con le organizzazioni sindacali, i bandi vari per assicurare la presenza dei sanitari. Si lavora ancora con il rallentatore presso il pronto soccorso secondo, a livello regionale, per prestazioni erogate, solo all’omologo reparto del Cardarelli di Napoli, a causa dell’atavica carenza di sanitari.

“Nonostante i vari reclami verso la direzione sanitaria per avere unità mediche in più presso il pronto soccorso – afferma un addetto al reparto del presidio ospedaliero aversano che deve rimanere anonimo per non incorrere nelle sanzioni disciplinari previste dall’azienda sanitaria per il personale che rilascia dichiarazioni non autorizzate alla stampa – lavoriamo ancora con solo due medici. Di conseguenza, continuiamo anche ad avere pazienti che si accumulano fuori in sala di attesa, attese lunghissime che sono arrivate anche sino a dodici ore per quanto riguarda i pazienti che vengono classificati al triage come codici verdi”.

Non è raro, allora, come evidenzia ancora l’addetto al pronto soccorso del nosocomio normanno che i pazienti riversino tutta la loro rabbia accumulata per le lunghe attese ai triagisti (ossia a quegli addetti che stabiliscono il grado di gravità del male del paziente) che vengono fatti oggetto di insulti minacce di ogni tipo. Ma questi non sono i soli ad essere vittime dei pazienti e dei loro familiari/accompagnatori. “Chi è dentro in attesa di essere dimesso o di essere ricoverato – continua il nostro interlocutore – se la prende con il povero medico di turno aggredendolo. Quest’ultimo è costretto a chiamare le guardie giurate o i poliziotti in servizio presso il presidio ospedaliero per poter lavorare in tranquillità. E la direzione? Boh, non sappiamo se esiste ancora. Noi possiamo lanciare solo un grido di resa: basta siamo stravolti”.

Dalla direzione del nosocomio aversano un silenzio imbarazzante. Dopo aver tentato, d’intesa con la direzione generale dell’Asl di Caserta, di colmare i vuoti dapprima con incarichi ai medici degli altri reparti del Moscati, provocando una sollevazione, oltre che a sguarnire i reparti stessi, e a cercare medici attraverso bandi di mobilità, la dirigenza della sanità casertana sembra essersi arresa e, soprattutto, assuefatta ad una situazione che rischia di esplodere ancora una volta sfociando, così come avviene oramai ciclicamente, nell’ennesima aggressione fisica e non solo verbale a medici e infermieri presenti nella struttura ospedaliera aversana.

Aggressioni che non sono state fermate nemmeno dal ripristino del drappello di polizia di stato all’interno del Moscati. I poliziotti, infatti, sono presenti dalle 8 di mattina alle 20 di sera. Al di fuori di questo range temporale l’ospedale aversano ritorna ad essere terra di nessuno con parasanitari, infermieri e medici in balìa del primo esagitato di turno, come le cronache di questi anni dimostrano.

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