Mongiuffi Melia, omicidio Lo Turco: arrestato un 64enne

di Redazione

Svolta nelle indagini sull’omicidio di Pietro Alfio Lo Turco, il pensionato freddato l’1 ottobre scorso nelle campagne di Mongiuffi Melia, nel messinese. All’alba i carabinieri della compagnia di Taormina che hanno condotto le indagini hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del Tribunale di Messina, su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di Leonardo Lo Giudice, operaio 64enne di Mongiuffi, accusato di omicidio premeditato.

Il cadavere di Lo Turco fu trovato attinto da tre colpi di fucile a pallettoni esplosi alla testa da distanza ravvicinata. La vittima si trovava nel suo terreno in contrada Pagliarazzo, dove si era recato in mattinata per caricare sul proprio autocarro Piaggio Porter della legna utilizzando una carriola a scoppio. Poco prima di mezzogiorno la moglie, non vedendolo rientrare ma notando da casa che la carriola era rimasta accesa, si è insospettita anche perché il marito non rispondeva al cellulare. Poco dopo la tragica scoperta, con il 64enne trovato senza vita a fianco della carriola da alcuni vicini di casa allertati dalla donna e anche dal sindaco di Mongiuffi Melia, Rosario D’Amore.

Lo Turco era stato freddato da tre colpi di fucile che lo avevano centrato sul collo, sfigurando poi il volto. Alla base del delitto ci sarebbero dissidi tra la vittima e il presunto assassino. Il provvedimento restrittivo scaturisce dagli esiti di “una complessa attività di indagine”, coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica Annalisa Arena e sviluppata dalla compagnia Carabinieri di Taormina d’intesa con il Reparto carabinieri investigazioni scientifiche di Messina. “La vittima, in particolare, recatasi in un fondo agricolo per compiervi alcuni lavori, era stata affrontata e uccisa con tre colpi di fucile semiautomatico calibro 12 caricato a pallettoni, esplosi alla testa da distanza ravvicinata”, hanno spiegato gli inquirenti.

L’attività investigativa, nel suo complesso, ha consentito l’identificazione dell’autore dell’efferato delitto, individuato sulla base della riconducibilità del materiale balistico rinvenuto sulla scena del crimine ad un’arma di sua proprietà “nonché di fare piena luce sul movente dell’omicidio, da ricondurre ai frequenti dissidi legati ai cattivi rapporti di vicinato tra il pensionato e il suo assassino”. Le investigazioni si sono rapidamente sviluppate attraverso interrogatori di persone informate sui fatti, sopralluoghi, perquisizioni, esame delle riprese dei sistemi degli impianti di videosorveglianza e mediante intercettazioni telefoniche ed ambientali nonché indagini tecnico-scientifiche condotte dal Reparto Investigazioni Scientifiche dei Carabinieri di Messina.

Si è ricostruita, sulla base delle testimonianze raccolte, dapprima “l’esistenza di dissidi tra la vittima e l’assassino dovuti al cattivo rapporto di vicinato esistente tra i due – spiegano ancora gli investigatori – Successivamente si sono ricostruiti gli spostamenti dell’indagato il giorno dell’omicidio appurando che, in un orario compatibile con quello in cui l’omicidio è stato commesso, aveva effettuato un sosta di circa quattro minuti in una località assai prossima alla scena crimine”. Contestualmente sono state eseguite numerose perquisizioni nei confronti di cittadini del piccolo comune ionico che detenevano legalmente armi compatibili con quella utilizzata dal killer. Proprio tale attività ha consentito il sequestro del fucile calibro 12 semiautomatico marca Breda legalmente detenuto da Lo Giudice. L’arma, sottoposta ad accertamenti tecnico-scientifici presso il Ris di Messina è risultata essere proprio quella che aveva esploso i colpi mortali all’indirizzo di Lo Turco.

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