Droga e spaccio di banconote false, 37 arresti a San Giorgio a Cremano

di Redazione

C’è anche l’attuale reggente del clan Troia, Immacolata Iattarella, moglie del capoclan Ciro, detto Gelsomino, tra i 40 destinatari di misure cautelari emesse dal gip di Napoli dopo una indagine dei carabinieri che ha portato al blitz contro il gruppo che gestisce 8 fiorenti piazze di spaccio a San Giorgio a Cremano, nel Napoletano. Un clan “in grado di avere rapporti con uno potente come i Mazzarella”, spiega il tenente colonnello Filippo Melchiorre, a capo del gruppo di Torre Annunziata che dal 2013 al 2016 ha monitorato l’ascesa dei Troia, iniziata nel 2010, quando il boss Ciro ha compreso il progressivo indebolimento degli Abate, decimati dagli arresti, e si è imposto sul loro territorio.

Una gestione continuata anche dopo la sua detenzione e quella dei figli Vincenzo e Francesco, proprio attraverso la moglie che, insieme alla nuora Concetta Aprea, consorte di Vincenzo e pure lei tra i destinatari del provvedimento restrittivo emesso dal gip di Napoli, ha tenuto sotto controllo la cassa del gruppo, le piazze di spaccio, le mensilità agli affiliati e tutte le attività illecite del clan compreso lo spaccio di banconote false da 100 euro. Nel corso delle indagini dirette e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, i militari dell’Arma hanno documentato che la gestione delle piazze di spaccio di cocaina, crack, marijuana e hashish era stata motivo di scontro con altre organizzazioni criminali e aveva dato luogo a numerose azioni violente, tra le quali l’esplosione, ad aprile 2016, di una autobomba posizionata nei pressi dell’abitazione della presunta reggente del clan.

Immacolata Iattarella ha dovuto anche occuparsi della fase delicata, iniziata ad aprile 2016, del contrasto armato con altri gruppi, dato che i D’Amico dalla zona orientale di Napoli impegnati in una espansione nell’hinterland, circostanza che ha portato ad atti intimidatori quali la testa di maiale posta su un’auto data alle fiamme o l’ordigno fatto esplodere in un’altra vettura sotto la sua abitazione. Il gip ha disposto 33 misure in carcere, una ai domiciliari e 6 obblighi di dimora, e sinora i militari dell’Arma hanno notificato 39 provvedimenti; 9 dei destinatari della misura erano già detenuti nell’ambito di altre inchieste. Gli indagati devono rispondere a vario titolo di associazione a delinquere di stampo mafioso, associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di droga e alla spendita di banconote false. I carabinieri hanno monitorato a lungo l’attività di spaccio soprattutto di cocaina, anche attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, servendosi anche di dichiarazioni di pentiti.

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