Pesaro, scoperta falsa Onlus per evadere il Fisco

di Redazione

Pesaro – La Guardia di Finanza pesarese ha avviato da alcuni mesi, in ambito provinciale, una serie di controlli di natura fiscale nei confronti delle “associazioni” al fine di verificare la corretta osservanza della normativa di settore che consente di ottenere agevolazioni al ricorrere di determinati presupposti.

L’associazione è, infatti, il tipo di ente la cui costituzione è privilegiata nell’ambito della promozione sociale e della pratica di attività sportive dilettantistiche in quanto favorisce l’aggregazione delle persone animate dal medesimo interesse figurando, nel contempo, destinatario di norme che, a vario titolo, ne incentivano la diffusione. L’uso distorto dello strumento, pertanto, è stato analizzato e ha spinto le Fiamme Gialle ad approfondire il fenomeno e a indagare le anomalie più significative.

In tale contesto è stata riservata la massima attenzione ad una segnalazione della Prefettura relativa ad uno di questi enti recante la denominazione di Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale (Onlus). E’ così emersa un’evasione fiscale di circa 700mila euro perpetrata negli anni dal 2013 al 2017.

In particolare, gli accertamenti eseguiti dalla compagnia di Pesaro hanno consentito di rilevare che l’associazione in questione, pur presentandosi come ente non lucrativo operante nell’ambito dell’assistenza sociale, in realtà forniva, a carattere esclusivo e con modalità tipicamente imprenditoriali, veri e propri trattamenti curativi, attività non rientrante nei settori connotativi delle Onlus specificamente indicati dalla legge.

Gli ulteriori approfondimenti hanno, inoltre, portato alla luce un singolare aspetto della vicenda: l’associazione, nonostante fosse stata destinataria di un “Provvedimento di cancellazione dall’Anagrafe Unica delle Onlus” da parte dall’Agenzia delle Entrate, aveva continuato a proporsi come organizzazione non lucrativa, mantenendo l’acronimo “Onlus” nella propria denominazione.

L’ispezione ha consentito di scoprire come la stessa, adottando impropriamente la contabilità tipica degli enti ‘no profit’, avesse qualificato gli incassi della reale attività svolta alla stregua di “erogazioni liberali” e, in quanto tali, sottratti alla “normale” tassazione.

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