Museo Campano: #adottaunamadre per salvarlo

di Gabriella Ronza

Il caso del Museo Campano di Santa Maria Capua Vetere, che è a rischio chiusura, è diventato, ormai, di interesse nazionale. Questo perché la struttura è tra le più importanti nella regione (e non solo) per la rilevanza archeologica e documentarista.

Ma andiamo con ordine: il problema trova la sua origine e la sua causa nella cosiddetta legge Delrio che ha ridimensionato i poteri delle province e ne ha ridefinito le attribuzioni amministrative. Infatti, il Museo Campano è uno dei Musei provinciali rimasti senza copertura finanziaria, con il personale ridotto a poche unità e i servizi di manutenzione minima ormai assenti.

Il Museo archeologico dell’antica Capua all’interno dello storico Palazzo Antignano è stato inaugurato nel 1995, ma ha una storia antica, iniziata ufficialmente nel 1874. Un Museo che racconta l’evoluzione del territorio, lo rappresenta e, soprattutto, che ha dei reperti esclusivi, tra i quali la collezione delle cosiddette “Madri”.

“La collezione più singolare e preziosa del Museo Campano, tra le più rare che Musei italiani e stranieri possano vantare”, si legge nel sito della provincia di Caserta relativo al Museo. Sono circa 130 statue in tufo raffiguranti quasi tutte una donna seduta con uno o più bambini tra le braccia.

Rinomate a tal punto che le associazioni Capuanova e Aislo ne hanno fatto l’hashtag #AdottaUnaMadre di una campagna contro la chiusura. La Federazione italiana Hockey ha deciso che nella World League di giugno la nazionale femminile indossi una maglia da gioco con impressa l’immagine di una Mater e la scritta #AdottaUnaMadre. C’è stata una catena umana per le vie di Capua. Ci sono state tante iniziative per richiamare l’interesse sul problema. A febbraio è stata lanciata una petizione online sul noto sito change.org. Ora anche un appello da parte di Università, associazioni di professionisti del settore, oltre che di personalità del variegato mondo della cultura.

“Il Ministero dei beni e delle attività culturali e la Regione Campania hanno mostrato l’intenzione di farsi carico del Museo, accogliendolo nel proprio patrimonio. “Il rischio della chiusura va scongiurato e il Museo va messo in grado di assolvere al meglio a tutte le sue funzioni grazie a risorse finanziarie sicure, un organico stabile, una direzione scientifica all’altezza del suo enorme valore culturale”, scrivono i firmatari dell’appello. “Nei giorni scorsi – si legge sull’aggiornamento della petizione online a sua volta ripreso da Repubblica – un incontro a Roma tra Ministero dei Beni culturali, Regione e Provincia, ha provato a tracciare una via d’uscita. Si è stabilito, tra le altre cose, la nomina di un direttore scientifico che garantisca un’adeguata gestione. Una decisione che potrebbe fare da spartiacque per il futuro del museo”.

Dopo gli incontri tra rappresentanti del Mibact, della provincia di Caserta, il direttore generale per il turismo e la cultura della Regione Campania e il direttore del Polo Museale della Campania. Dopo due interrogazioni parlamentari. Dopo diversi tavoli di lavoro. Dopo che il finanziamento straordinario di 200mila euro in tre anni, promesso dalla Regione con un emendamento in finanziaria è stato cassato, grazie alla decisione del governatore De Luca di porre la fiducia sul documento. “Servono 150mila euro per assicurare un programma pluriennale di restauri”, spiegava lo scorso febbraio il direttore del Museo, l’architetto Tuzio.

“Il museo ha bisogno di rinnovarsi e aprirsi al territorio e di intensificare i rapporti con il territorio e il Paese”, dice Carlo Rescigno professore all’Università della Campania Luigi Vanvitelli. Perché il Museo Campano è certamente visitato molto meno di quanto dovrebbe. Insomma non si tratta solo di evitare la chiusura dello spazio museale, ma di accrescerne l’interesse.

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