Banca Etruria, M5S chiede le dimissioni di Boschi. Lei: “Già chiarito in Parlamento”

di Redazione

“Ho già chiarito in Parlamento, la misura è colma”. È stato questo il commento di Maria Elena Boschi che ha risposto, a palazzo Chigi, sulla vicenda della Banca Etruria dopo che l’ex direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli, ha sostenuto che la ministra del governo Renzi, nel 2015, avesse chiesto l’intervento di Unicredit, allora guidata da Federico Ghizzoni, per acquisire la Banca dove lavorava il padre.

Subito dopo le rivelazioni, contenute nel libro di De Bortoli ‘Poteri forti (o quasi)’, Boschi aveva parlato di una “campagna di fango” ai suoi danni. E oggi ha assicurato che della questione, da qui in avanti, si occuperanno i suoi legali. “Quello che dovevo dire l’ho detto ieri”, ha precisato la sottosegretaria, “sono intervenuta in Parlamento il 18 dicembre del 2015 e confermo quello che ho detto”.

La questione di Banca Etruria ha sollevato da subito le proteste del Movimento 5 Stelle. Luigi Di Maio e Beppe Grillo hanno chiesto le dimissioni della sottosegretaria e il leader M5S ha annunciato che si valuteranno “anche possibili azioni sul fronte giudiziario”. Mentre Alessandro Di Battista, durante la conferenza stampa indetta oggi dal movimento sul caso Boschi, ha detto: “Gentiloni ci deve mettere la faccia, ci deve dire da che parte sta, se sta dalla parte dello Stato italiano o guarda solo al quel fazzoletto di terra che guarda a Rignano sull’Arno, che sarebbe meglio chiamare Rignano sull’Arcore”.

Mentre il capogruppo dei penta stellati alla Camera, Roberto Fico, garantisce che le prime richieste che verranno fatte saranno “l’immediata calendarizzazione per dare via alla Commissione di inchiesta sulle banche”, alla quale seguirà “l’informativa urgente a Gentiloni: chiediamo che siano levate le deleghe a Boschi. Si tratta di una vera e propria sfiducia che chiediamo tramite il governo”.

De Bortoli dedica un capitolo delle sue memorie giornalistiche a “Matteo Renzi, ovvero la bulimia del potere personale”, ammettendo, anche per colpa sua, rapporti personali “difficili” e sostenendo che “l’attacco al ‘Corriere’ faceva parte di una sorta di strategia contro i cosiddetti poteri forti”. Poi, a pagina 209, accusa la ministro di pressioni sui vertici di Unicredit. “Non ebbe problemi a rivolgersi direttamente all’amministratore delegato di Unicredit”, scrive De Bortoli, per chiedere di valutare la possibile acquisizione della banca, dove aveva lavorato il padre, ma la richiesta non andò in porto perché Ghizzoni, dopo valutazioni patrimoniali, decise di lasciar perdere. Ma fonti vicine alla banca chiariscono che Unicredit non ha subito pressioni politiche per l’esame di dossier bancari compreso quello di Banca Etruria.

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