Livorno, società fallite e soldi in cassette di sicurezza: 5 denunce

di Redazione

I finanzieri del comando provinciale di Livorno, su ordine della Procura, hanno dato esecuzione ad un decreto – emesso dal gip Fabrizio Nicoletti – finalizzato al sequestro preventivo di denaro, legati da vincoli di parentela ed indagati, a vario titolo, per i reati di bancarotta fraudolenta per distrazione e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.

Le indagini, dirette dal pm Massimo Mannucci, sono state sviluppate dai militari delle Fiamme Gialle distaccati presso la Procura di Livorno e hanno avuto origine, nel 2016, a seguito del fallimento di due società livornesi (operanti nel settore delle costruzioni edilizie), dichiarato dal Tribunale labronico in data 20 aprile e 26 novembre 2015.

Le preliminari investigazioni di polizia giudiziaria – svolte attraverso una serie di perquisizioni domiciliari eseguite con il supporto del personale del Nucleo di Polizia Tributaria – avevano consentito di individuare (nel mese di febbraio scorso) e sottoporre a sequestro probatorio circa 370 mila euro in denaro contante, di cui 14 mila euro rinvenuti nelle abitazioni degli indagati e circa 350 mila euro contenuti in due cassette di sicurezza intestate a due degli stessi indagati, di cui uno non risultava aver mai presentato le dichiarazioni dei redditi, mentre l’altra risultava dichiarare redditi irrisori.

Si tratta di cassette di sicurezza per le quali era prevista una delega ad operare a favore di altri due indagati (fratelli), già amministratori di fatto e/o di diritto delle due società fallite, che risultavano essere i soli soggetti che avevano sino a quel momento avuto accesso all’apertura delle cassette.

Le somme in contanti ivi contenute (di diverso taglio, ossia da 20, 50, 100, 200 ma anche dal taglio più grande di 500 euro) erano custodite all’interno di diverse buste, con alcune indicazioni manoscritte. I successivi accertamenti hanno permesso di ricostruire l’origine di parte del denaro, frutto verosimilmente di distrazioni per circa 200 mila euro poste in essere dai due fratelli che, dopo la dichiarazione di fallimento delle società, avrebbero proseguito a percepire dagli inquilini il pagamento delle locazioni degli appartamenti di proprietà delle stesse società fallite, occultandoli, per lo più, proprio nelle stesse cassette di sicurezza.

Tale condotta di occultamento, che non consente un’immediata individuazione e tracciabilità delle somme di denaro, è stata ritenuta rilevante dalla Procura della Repubblica e dal gip nel suo provvedimento anche ai fini del reato di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, in quanto, così operando, gli indagati si sono adoperati per evitare l’aggressione coattiva da parte dell’Agente di riscossione, alla luce dei rilevanti debiti tributari (quantificabili in circa 700 mila euro) già iscritti a ruolo da Equitalia, riferiti sia alle persone fisiche che alle società fallite.

Disposto il sequestro delle somme in contanti già rinvenute in sede di perquisizione, sia quale provento del reato di bancarotta fraudolenta per distrazione, sia come illecito risparmio d’imposta collegato al predetto reato fiscale.

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