Clan Belforte, convalidato il fermo della moglie e del figlio del boss

di Redazione

Nelle case circondariali di Piacenza e Santa Maria Capua Vetere e a Marcianise, i carabinieri del Nucleo investigativo e gli agenti della Questura di Caserta hanno dato esecuzione, rispettivamente, ad un ordine di custodia cautelare in carcere nei confronti di Maria Buttone, 58 anni, e Salvatore Belforte, di 32, e degli arresti domiciliari nei confronti di Alessandra Golino, 31.

I tre, ritenuti responsabili di concorso in estorsione continuata, con l’aggravante dell’aver commesso i fatti col metodo mafioso ed al fine di favorire l’organizzazione camorristica dei “Belforte”, operante a Marcianise e comuni limitrofi, sono già state oggetto di fermo emesso dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli ed eseguito lo scorso 19 gennaio.

Il Tribunale, con la misura cautelare, ha pienamente accolto le risultanze investigative dei carabinieri, maturate nell’ambito di una complessa attività d’indagine protrattasi per diversi mesi ed articolatasi in numerose intercettazioni telefoniche ed ambientali, servizi di appostamento, perquisizioni locali e personali.

Le attività degli inquirenti hanno avuto origine dalla scarcerazione di Maria Buttone, moglie dello storico capoclan Domenico Belforte, detenuto in regime del 41/bis. In particolare, la donna, già detenuta anch’ella al regime del carcere duro, era stata sottoposta agli arresti domiciliari a Marcianise.

A seguito della scarcerazione, Buttone, la quale ha sempre partecipato al sodalizio criminoso, organizzandone ogni attività criminale e fornendo nel tempo un apporto attivo, soprattutto nei periodi di assenza dei massimi vertici del clan, ha ripreso la gestione delle attività illecite della famiglia, impiegando come esecutori il figlio Salvatore Belforte, e la compagna di quest’ultimo, Alessandra Golino.

Le investigazioni hanno consentito di accertare come il ritorno in libertà della donna abbia fatto rinnovare nella popolazione di Marcianise timore, rispetto e quindi soggezione nei confronti dei componenti di tale sodalizio camorristico, che non ha mai perso il controllo “criminale” del territorio. Lo dimostrano, infatti, gli episodi contestati ovvero alcune estorsioni poste in essere dalla coppia, su indicazione della madre di Salvatore, nei confronti di imprenditori locali.

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